5 supercar basate sulla Corvette sconosciute ma sbalorditive
Quando venne lanciata sul mercato nel 1953 la Chevrolet Corvette voleva dimostrare al mercato europeo che anche l’industria automobilistica statunitense poteva realizzare una supercar purosangue. Con il passare del tempo, la Corvette iniziò pian piano a voler sembrare sempre meno europea, trasformandosi in una vera icona automobilistica con un fascino unico.
Grazie al suo telaio consolidato, ai suoi potenti motori V8 e al suo prezzo invitante non si fermò solo a essere l’auto sportiva preferita d’America ma diventò un fenomeno mondiale. Come detto, la Corvette divenne ben presto un’auto molto conosciuta e ambita, ma non si fermò qui… infatti, venne utilizzata anche come base per la realizzazione di supercar superbe ma piuttosto sconosciute. Vediamo quali…
Iso Grifo 90
Nell’89, Piero Rivolta cercò di guadagnare dal successo nel mercato automobilistico delle auto sportive “resuscitando” la Iso Grigo, una bella gran turismo degli anni ’60 e ’70. Proprio come l’originale, la Iso Grifo aveva un motore Chevrolet, ma questa volta non si fermò alla sola motorizzazione, perché prese in prestito anche il telaio, il Bowtie.
Sostanzialmente non era altro che la Corvette C4 ma con una carrozzeria realizzata appositamente da Marcello Gandini, oltre ad altre modifiche essenziali alle sospensioni grazie alla collaborazione con Dallara. Nel 1991 venne presentata come prototipo, il quale aveva un motore LS6 da 5.7 litri e messo a punto dalla Callaway, che arrivava a ben 490 CV. A spanne, poteva raggiungere i 100 km/h da fermo in soli 3,6 secondi e una velocità massima di 300 km/h.
Purtroppo, quando la Iso Grigo 90 fu pronta per la produzione, il boom delle supercar si era già esaurito a causa dei problemi finanziari globali, impedendole di decollare e facendola restare nella fase prototipo. Per fortuna nel 2007 un’azienda italiana riprese in mano in progetto, producendo 12 unità della Grifo 90, ma sulla base della C5 Z06 Corvette.
Callaway Super Speedster LM
Nell’ambiente Reeves Callaway e il suo team della Callaway Cars sono conosciuti come appassionati della Corvette proprio per aver “sistemato” l’auto preferita d’America e per aver realizzato alcune Corvette marchiate Callaway, tra cui la leggendaria Sledgehammer.
Ma è nella prima metà degli anni ’90 che l’azienda di Callaway si focalizzò in un ambizioso progetto per gareggiare con le Corvette modificate niente di meno che a Le Mans, con una C4 modificata dal nome Callaway LM. Da questo progetto nacque un esemplare folle ma unico nel suo genere, omologato anche per la strada e conosciuto con il nome di Callaway Super Speedster LM.
Questo ambizioso progetto era basato sulla C4 ZR-1: aveva le sospensioni fortemente modificate, con anche una carrozzeria nuova di zecca progettata da Paul Deutschman.
La sua motorizzazione era un V8 LT5 della ZR-1 progettato dalla Lotus e grazie all’aggiunta di un sistema biturbo raggiungeva i 766 CV. Per quei tempi – primi anni ’90 – la Callway Speedster LM non solo era una supercar ma una vera e propria hypercar, parecchi anni prima dell’ascesa di questo termine.
Jankel Tempest
Negli anni ’80 un’ex designer britannico di nome Robert Jankel e il suo team, il Jankel Group, svilupparono delle versioni super lussuose di modelli come Rolls-Royce, Bentley e Mercedes. Ad ogni modo, dieci anni dopo, negli anni ’90, i clienti interessati a questo tipo di auto terminarono, così si decise di realizzare qualcosa di più “accessibile”. Questo ambizioso progetto fece nascere la Tempest, un’auto che, ovviamente essendo in questa lista, era basata sulla Corvette C4. Il suo look assomigliava a quello di un’auto sportiva americana, sì, ma la carrozzeria decappottabile fu progettata e soprattutto costruita a mano da Jenkel.
Era disponibile con varie potenze: la prima variante era rappresentata da un V8 LT1 standard della Chevrolet, poi una versione LT1 sovralimentata e un’unità TRACO sovralimentata personalizzata. In particolare quest’ultima aveva una potenza di 537 CV, era costruita su un blocco Chevrolet da competizione e derivata dal motorsport. Nei tre anni successivi, tra il ’91 e il ’93 vennero costruiti circa 35 esemplari di Tempest e la maggior parte di questi era equipaggiato con il TRACO V8.
Bertone Mantide
La Bertone, una delle aziende che si occupa di carrozzerie e design più rinomate al mondo, purtroppo verso la fine degli anni 2010 ha avuto qualche problemino dal punto di vista finanziario e per salvarsi, Bertone “portò via” ai rivali Pininfarina Jason Castriota, nominandolo Direttore del Design.
Il designer americano sosteneva che per salvare l’azienda l’unico modo possibile fosse quello di trasformare la C6 ZR1 in un’autentica supercar italiana. Una volta scovato un acquirente disposto a finanziare il suo ambizioso progetto, Castriota si mise al lavoro assieme al suo Team, documentando tra l’altro la trasformazione su YouTube con una mini serie di video.
La supercar di Bertone, chiamata poi Mantide, è stata per l’appunto costruita sul telaio e al motore di serie della ZR1, ma ovviamente con una nuovissima carrozzeria che assomigliava molto ad un’astronave. L’aerodinamica della nuova carrozzeria rendeva la Mantide leggermente più veloce della ZR1 ma soprattutto anche più costosa.
Dopo la consegna della Mantide nel 2011 al suo acquirente, Bertone considerò di produrne alcuni esemplari con una tiratura limitata e con un prezzo che si aggirava attorno ai 2 milioni di dollari, ma purtroppo nessuno era disposto a spendere così tanto per una C6 ZR1 modificata. Per questo, con rammarico, il progetto venne annullato e qualche anno dopo, la Bertone dichiarò bancarotta.
IsoRivolta GTZ
La Iso Grifo 90 non fu l’unico tentativo per rilanciare il marchio italiano, infatti nel 2017, il carrozziere Zagato ha lanciato un nuovo progetto per riportare in vita la Iso, lanciando un concept virtuale nel videogioco “Gran Turismo” grazie alla collaborazione con la Polyphony Digital.
Ma tornando nel mondo reale, grazie al successo del concept virtuale, la famiglia Rivolta si convinse a rilanciare l’azienda, in cui Zagato assunse il compito di progettare la prima automobile moderna dell’azienda.
L’auto in questione prese il nome di GTZ (Gran Turismo Zagata) e il suo design si ispirava all’auto da corsa A3/C basata sulla Grifo, che successivamente venne chiamata Bizzarrini 5300GT. Senza alcun dubbio si tratta di una delle supercar italiane più belle degli ultimi anni, e sotto al cofano nasconde il motore della Corvette C7 Z06, un 6.2 sovralimentato e da 660 CV, rendendola in definitiva non solo bella, ma anche potente.
Svelata nel 2021, in quell’occasione dichiararono che il loro obiettivo era quello di costruirne 19 esemplari e sebbene sia ad oggi, a distanza di due anni, ancora in produzione, tutte le auto vennero vendute pochi mesi dopo la presentazione ufficiale.