Auto, cos’è il passaporto di tracciabilità
Tutto ciò che si deve sapere sull’importantissimo passaporto di tracciabilità. Cambia molto, ecco cosa ci sarà di diverso.
Ce lo ha chiesto il pianeta, e soprattutto quel cambiamento climatico che ci porta a dare una bella sterzata per non distruggere ciò che abbiamo. Il grido di allarme arriva un po’ da qualsiasi settore di mercato: l’inquinamento da plastica è una crisi globale poiché questi rifiuti mal gestiti colpiscono in modo significativo le persone e il pianeta.
Soluzioni di economia circolare sono necessarie per aumentare l’utilizzo di plastica riciclata, ridurre il flusso di plastica nei nostri oceani e ridurre le emissioni di gas serra. Anche le normative sui minerali dei conflitti sono un modo fondamentale per spezzare la catena tra violazioni dei diritti umani e prodotti di consumo.
C’è bisogno di garantire la conformità end-to-end magari con un registro immutabile della provenienza e una catena di custodia digitale lungo tutta la catena di fornitura. Ma soprattutto bisogna sterzare verso le auto elettriche. Un concetto che in Italia fatica a decollare.
Prezzi altissimi e incentivi che spariscono in un amen, ricariche di rifornimento in aumento ma ben al di sotto degli standard europei, in Italia quello delle auto elettriche è un problema più che soluzione. Proprio mentre alcuni paesi dell’UE (e non solo) stanno in piena, nonché cruciale, transizione energetica che determina il passaggio stesso ai veicoli elettrici.
Un’esigenza di trasparenza e di tracciabilità
Nasce così, dall’esigenza di trasparenza e di tracciabilità della filiera, un fattore importante per oltre il 50% dei consumatori nel momento in cui si fanno gli acquisti. È il Digital Product Passports, quella sorta di passaporto riguardante le auto elettriche e non solo, che contiene un’ampia gamma di dati specifici progettati per offrire una panoramica dettagliata del ciclo di vita di un prodotto.
I requisiti normativi come il Decreto 2022-748 e l’ESPR UE definiscono quei dati devono essere visualizzati in un prodotto, per ora facoltativo ma che nel 2027 diventerà obbligatorio per tutte le aziende. C’è chi si sa portando avanti col lavoro.
L’esempio di Volvo
Il Passaporto di Tracciabilità registra l’origine delle materie prime, i componenti e il contenuto riciclato, ma anche l’impronta di carbonio, così Volvo sta per apportare tutte queste novità sul suo Suv EX90, come ufficializzato dalla causa automobilistica svedese direttamente alla Reuters.
Nel particolare si tratta di un nuovo strumento nato dalla “collab” collaborazione con la start-up inglese Circulor, che utilizza la blockchain per mappare le catene di approvvigionamento. Volvo sarà il primo costruttore a correre in questa direzione: utilizzando inizialmente un semplice QR code situato all’interno della portiera del conducente, poi una versione più completa sarà invece trasmessa alle autorità di controllo. Ovviamente il Suv EX90 sarà un’apripista, l’intenzione è di estendere la novità a tutte le Volvo, prima del 2027.