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Ridurre il limite di velocità nei centri abitati da 50 a 30 km/h potrebbe, paradossalmente, ridurre i tempi di percorrenza. È quanto afferma Altroconsumo, in un articolo pubblicato ieri pomeriggio sul sito dell’organizzazione dei consumatori. Il punto di partenza è un dato: su 166mila incidenti registrati dall’Istat nel 2022, il 73% è avvenuto su strade urbane.
Particolarmente colpiti sono gli utenti della strada più vulnerabili: pedoni, ciclisti e chi utilizza monopattini o altri mezzi di mobilità leggera. I principali fattori di rischio per questi utenti sono il peso dell’autoveicolo e la velocità. Per questo diverse città europee – per esempio Oslo, Bruxelles, Parigi, Londra ed Helsinki – sono diventate “Città 30”, vale a dire che sulle vie urbane il limite massimo consentito è ovunque di 30 km/h.
Si tratta di un cambiamento di prospettiva: tutte le strade hanno il limite di velocità fissato a 30 km/h e solo alcune, solitamente le circonvallazioni, permettono di arrivare a 50 km/h. Altroconsumo fa notare che, dove questo modello è già stato adottato, si è registrata una diminuzione della gravità degli incidenti, dei decessi e delle emissioni inquinanti, seguita da un calo del rumore e del traffico.
Secondo l’organizzazione dei consumatori “bisogna incentivare la mobilità leggera, potenziare il trasporto pubblico (rendendolo più efficiente e più economico possibile) e sviluppare la cosiddetta ‘intermodalità’ (per tutti, oltre che per i pendolari), cioè l’uso combinato di mezzi di trasporto diversi, ottimizzandone i tempi”. Del resto, in una grande città come Milano la velocità media delle auto oscilla tra i 14,8 e i 17,5 km/h. Un limite più basso potrebbe quindi rendere la circolazione più fluida, eliminando rallentamenti e ripartenze continue, riducendo i tempi di percorrenza.
“Notiamo con rammarico che nel testo del Nuovo Codice della Strada approvato in Consiglio dei Ministri non sono presenti misure che vadano verso il modello di Città 30”, commenta Federico Cavallo, Responsabile Relazioni Esterne di Altroconsumo. “Questo modello di città, riducendo con interventi urbanistici la velocità e contemporaneamente incentivando il trasporto pubblico (riducendo i costi del biglietto ed aumentandone la capillarità), assicura una maggiore sicurezza per gli utenti più vulnerabili, portando al contempo ad una minor necessità di ricorrere ad automobili private e numerosi altri benefici” aggiunte Cavallo.