Chrysler Norseman, l’auto da sogno che giace in fondo al mare
Era il 26 luglio 1956 quando il transatlantico italiano Andrea Doria affondò nell’oceano Atlantico, al largo dell’isola di Nantucket, portando con sé i segreti del prototipo, mai più realizzato, della Chrysler Norseman.
L’Andrea Doria era l’orgoglio della flotta mercantile italiana. La sua prua fendeva il mare con agilità ed eleganza. Era granitica, inaffondabile (o almeno così si credeva). Dal momento in cui fu varata nel 1951 a Genova prometteva attraversate transoceaniche da sogno, forte della sua tecnologia, del suo design e, ça va sans dire, della sua classe tutta made in Italy. Nessuno, proprio nessuno, avrebbe immaginato il suo tragico epilogo.
La notte tra il 25 e il 26 luglio venne infatti impietosamente speronata dalla nave passeggeri e cargo Stockholm. Alle 23 e 11, ora locale, il mezzo svedese impattò violentemente con l’Andrea Doria sulla murata di destra. La collisione provocò uno squarcio sul transatlantico italiano per quasi tutta la sua lunghezza, facendo inclinare subito la nave di 20 gradi e rendendo inutilizzabili metà delle scialuppe. Nel disastro morirono 46 dei 1.706 passeggeri presenti sulla nave italiana e 5 membri dell’equipaggio della Stockholm.
Il contenuto numero di vittime fu reso tale dall’eroica conduzione delle operazioni di salvataggio dell’equipaggio dell’Andrea Doria, guidato dal comandante Piero Calamai. Purtroppo non si riuscì a salvare la nave, che in una manciata di ore fu inghiottita dalle nere acque atlantiche. L’Andrea Doria, il sogno italiano, giace ancora sui fondali marini, insieme a ricordi sbiaditi e al suo prezioso carico, tra cui una vettura da sogno che scomparì per sempre.
La dream car che non si avverò
In una cassa lignea di imballaggio, nel ponte 2, viaggiava un’auto che racchiudeva in sé un futuro glorioso. Era infatti il prototipo della Chrysler Norseman, showcar realizzata dal genio di Virgil Exner, designer di punta di Chrysler, che attendeva a New York con trepidazione il modello della sua vettura per presentare il modello al Salone di Detroit del 1957 e avviare la produzione.
Il prototipo era stato realizzato dalla Carrozzeria Ghia di Torino, in un lavoro totalmente manuale. Era infatti noto il sodalizio tra Chrysler e Ghia, famosissimo marchio italiano realizzatore di carrozzerie, fondato a Torino nel 1916 e chiuso definitivamente nel 2001.
Il lavoro e l’investimento di Ghia furono notevoli, poiché la Norseman era un progetto d’avanguardia pura, una concept car dall’aura futuristica. 15mila furono le ore di lavoro dell’azienda italiana, quantificabili in 15 mesi di assiduo e certosino lavoro manuale, con un investimento all’epoca di circa 50 milioni di lire dell’epoca. Un tesoro a quattroruote che da prototipo sarebbe dovuta essere lanciata sul mercato delle auto top.
Concept futuristico
Ma veniamo alle sue eccezionali caratteristiche, decisamente avveniristiche per l’epoca: la Norseman era un’hardtop a due porte con tetto spiovente a forma di arco. L’auto non aveva né il montante A né quello B, ma il tetto era precaricato. Era dotata di un enorme finestrino che scorreva premendo un pulsante interno al tetto. Il motore era un V8 Hemi da 235 CV di potenza, lo stesso che poi venne montato nel 1957 sulla Chrysler 300C.
Il design degli interni voleva precorrere i tempi, facendo figurare la Norseman come una iper-tecnologica astronave. Aveva un pannello costituito dagli strumenti, dai controlli e dalla radio integrata nel tunnel centrale del cruscotto. I sedili in pelle avevano tutti la regolazione elettrica e le cinture di sicurezza erano ad avvolgimento automatico. Anche il tappo della benzina era automatizzato: tutte caratteristiche che per l’epoca avevano un che di inimmaginabile. I fari a scomparsa erano automatici come il cambio Powerflite, con comandi al volante come quelli delle Chrysler Imperial. La carrozzeria era completamente in alluminio, verniciata in due tonalità di azzurro metallizzato.
Negli abissi
Nessuno ha mai più rivisto questo incredibile prototipo, ad eccezione di un sub americano, David Bright, che in un’esplorazione del relitto della Doria nel 1994 si imbatté nella cassa di legno della Norseman. La vettura era quasi irriconoscibile, corrosa dall’acqua di mare. Solo le gomme ne permisero il riconoscimento. Dopo Bright nessuno la rivide più.
Il giorno dell’affondamento dell’Andrea Doria la Chrysler emise subito un comunicato stampa, annunciando l’enorme perdita appena subita, ma il prototipo non venne mai più replicato. Si ipotizza che, oggi, il valore della Norseman sarebbe intorno al milione di euro.