Cinque vincitrici di Le Mans che forse avete dimenticato
Quella che partirà oggi pomeriggio sarà l’edizione che celebra il centesimo anniversario della 24 Ore di Le Mans. Nel corso di tutti questi anni si sono contese la vittoria le più importanti case automobilistiche: da Ferrari a Porsche, da Audi a Peugeot fino alle giapponesi Toyota e Mazda. Ma a Le Mans non hanno partecipato solo i colossi dell’automobilismo, ma anche piccoli costruttori con budget limitati. E a volte sono anche riusciti a vincere!
Chenard & Walcker Tipo U3 15CV Sport (1923)
L’auto che vinto la prima edizione di Le Mans nel 1923 è stata costruita proprio da una casa automobilistica piuttosto sconosciuta. Fondata nel 1968, Chenard & Walcker cominciò a ottenere una certa popolarità negli anni ‘10 del secolo scorso, diventando il quarto più grande costruttore in Francia negli anni ‘20.
Chenard & Walcker partecipò alla prima edizione della 24 Ore di Le Mans con la Type U3 15CV Sport. Alimentata da un motore a quattro cilindri in linea da 3,0 litri, la Type U3 non ottenne solo la vittoria, ma anche il secondo posto, mentre una terza vettura arrivò settima. Guidata da André Lagache e René Leonard, la vettura vincente portò a termine 128 giri del circuito de la Sarthe.
Il successo dell’azienda calò negli anni ‘30, portando al fallimento nel 1936, rilevata da Chausson. Il marchio Chenard & Walcker sparì definitivamente dalla circolazione alla fine degli anni ‘40, quando Peugeot acquistò Chausson.
Lorraine-Dietrich B3-6 Sport (1925)
Anche la seconda auto è francese e l’azienda che l’ha costruita non esiste più. Si tratta di Lorraine-Dietrich, nata come produttrice di locomotive per convertirsi all’industria automobilistica nel 1896. La casa scomparve nel 1935 a causa di problemi finanziari, lasciando alla storia alcuni veicoli iconici e innovativi.
Lorraine-Dietrich vinse la 24 Ore di Le Mans nel 1925 con la B3-6 Sport. Era una tipica roadster che usciva dalla catena di montaggio dotata di un motore 6 cilindri in linea da 3,4 litri in grado di erogare circa 100 CV. Sebbene non fosse popolare come le Bentley o le Bugatti dell’epoca, la sua affidabilità la rese l’auto da battere in pista.
La B3-6 Sport aveva già corso a Le Mans nella prima edizione, finendo ottava. Nel 1924 ottenne il secondo e il terzo posto, lasciando la vittoria a Bentley. La terza fu la volta buona: con Gerard de Coucelles e André Rossignol alla guida, la casa francese vinse completando 129 giri. Lorraine-Dietrich fece il bis l’anno successivo con una versione aggiornata della vettura, stabilendo anche il nuovo record di distanza con 148 giri.
Matra-Simca MS670 (1972)
Arriviamo a tempi più moderni con Matra, marchio francese che ha gestito un programma agonistico negli anni ‘60 e ‘70. L’Equipe Matra Sport cominciò con la Formula 3 e Formula 2 per poi entrare in Formula 1 nel 1967, culminando la sua attività vincendo il Campionato del Mondo costruttori e piloti (con Jackie Stewart) nel 1969.
L’avventura di Matra a Le Mans iniziò nel 1966, contemporaneamente all’inizio del dominio di 4 edizioni della Ford GT40. Dopo tra edizioni infruttuose terminate con il ritiro, Matra ottenne un quarto posto nel 1969, per poi ritirarsi nuovamente nel 1970 e nel 1971. Ma nel 1972, con la MS670, i francesi riuscirono a ottenere la vittoria assoluta. Sviluppata sotto la proprietà di Simca, l’auto era equipaggiata con un V12 aspirato da 3,0 litri costruito internamente.
La MS670 partecipò solo a quell’edizione della Le Mans, ma venne aggiornata per la stagione 1973, quando un secondo successo alla Sarthe consentì alla squadra di vincere il campionato mondiale Endurance. Matra aggiornò ulteriormente la vettura nel 1974, stagione in cui la scuderia francese vinse 9 gare su 10, 24 Ore di Le Mans inclusa. Nonostante i successi, Matra-Simca si ritirò dalle gare di durata, resta una delle poche case automobilistiche ad aver ottenuto 3 vittorie consecutive a Le Mans.
Mirage GR8 (1975)
Con Matra fuori dai giochi, la Mirage GR8 abbe via livbera per vincere l’edizione del 1975. L’auto da corsa scoperta era dotata di un motore V8 Ford preparato da Cosworth e riuscì a percorrere 337 giri, vincendo di misura sulla Ligier JS2. A condurre la vettura numero 11 alla vittoria furono Jacky Icks e Derek Bell.
Portata in corsa con i colori Gulf Research Racing, la GR8 è stata progettata e costruita da John Wyer, che aveva già vinto la Le Mans con Aston Martin e Ford prima di creare la Mirage. Una versione aggiornata sfiorò nuovamente la vittoria nel 1976 e nel 1977, ma non era abbastanza veloce per la Porsche 936.
Rondeau M379B
Gli anni ‘80 della 24 Ore di Le Mans sono stati dominati da Porsche. La Rondeau M379B è una delle 3 vincitrici non Porsche di quel decennio. Era stata progettata da Jean Rondeau: nativo proprio di Le Mans, aveva iniziato a costruire auto da corsa del Gruppo 6 nel 1975 e ha affrontato per la prima volta la gara endurance con l’Inaltera GTP nel 1976. Il veicolo arrivò ottavo e primo di classe, tornando per un’altra vittoria di classe (e quarto assoluto) nel 1977.
Rondeau allora progettò l’M378 con motore V8 Cosworth DFV per la stagione 1978, vincendo ancora la classe GTP. Nel 1979 arrivo la M379, portata al quinto posto assoluto da Jean Ragnotti e Bernard Darniche. Lo stesso Rondeau portò una seconda vettura in decima posizione. Nonostante il motore DFV non fosse troppo competitivo né in termini di potenza né di affidabilità, Rondeau ottenne sorprendentemente la vittoria a Le Mans nel 1980, finendo due giri davanti a una Porsche 908 Martini Racing, mentre una seconda M379B arrivò terza. A guidare la vettura vincente fu anche Jean Rondeau, il che lo rende l’unico pilota a vincere a Le Mans con un auto che porta il suo nome.