Colonnine auto elettriche, costi alti, tanti rimpiangono il vecchio carburante
La crisi delle immatricolazioni di auto elettriche passa anche per le colonnine di ricarica. Come se non bastasse costeranno ancora di più.
Si fa un gran parlare del passaggio dalle tradizionali auto a benzina ai veicoli elettrici. Ma di fatti concreti, ben pochi. Tutti invocano le elettriche, ma in certi paesi dell’Unione Europea il messaggio è forte e chiaro, anche come opposizione al cambiamento climatico.
In altri paesi si fa orecchie da mercanti. Il problema è molto più grave del previsto. La cartina di tornasole è proprio l’Italia e la sua crisi di immatricolazioni, 3.208 EV ad aprile, nell’anno precedente ci si sorprendeva, in maniera negativa, di quel contro 3.992.
La verità è che il mercato delle auto elettriche in Italia passa inosservato, è poco attraente, non decolla affatto. I motivi sono molteplici, alcuni veramente sotto gli occhi di tutti: costi molto elevati, gli incentivi scarseggiano e quando arrivano spariscono in un amen. E ancora.
Più che ansia da autonomia, un fenomeno che in Italia è comunque sempre presente, è la carenza di un’infrastruttura di ricarica adeguata a preoccupare il popolo italiano, senza dimenticare l’aumento dei tassi di interesse che rende l’acquisto di un’auto elettrica alla stregua di un costo impossibile da mettere in preventivo.
Il 2030 è dietro l’angolo
Eppure secondo un’analisi svolta dal Centro Studi UNEM ci sarà una sostanziale riduzione dei carburanti liquidi impiegati nella mobilità, si parla addirittura di cinque milioni di tonnellate rispetto ad oggi, quindi in teoria saremo spinti fortemente all’acquisto di auto elettriche, senza però averne le basi.
Sembra un cane che si morde la coda, perché se ci saranno meno carburanti liquidi (benzina e gasolio) da qui a sei anni e il gettito delle accise si ridurrà di una cifra vicina ai quattro miliardi di euro, per la legge di compensazione il costo delle ricariche potrebbe aumentare. Ma sono proprio le colonnine di ricarica tra i motivi per cui il mercato dell’elettrico è in sofferenza.
Rischio botto!
C’è chi sta risolvendo con i Wallbox (ricariche domestiche che si montano anche a parete), un dispositivo che costa meno e che può essere installato sia al chiuso sia all’aperto, in garage (per esempio) senza dove girovagare per trovare la colonnina di ricarica, situata chissà dove. Ma da soli i Wallbox non risolvono il problema. Facendo gli iconici conti sella serva, attualmente si spendono una media di poco più di cinque ero per fare 100 chilometri con un’auto elettrica.
Se non si verificheranno inversioni di tendenza sul mercato delle auto elettriche, nel 2030 i consumi elettrici raggiungeranno i 4,1 GWh. Ciò vuol dire che in caso di calo di accise, il costo per kWh potrebbe raggiungere la cifra di 1,27 euro. 1,27 euro che per quei 100 km costerebbero quattro volte tanto. Non sta funzionando così, figuriamoci con un aumento così forte: boom! In questo caso non è in accezione positivo, è un botto che fa malissimo.