Come si usa una vettura plug-in: dare spazio all’elettrico
Partiamo da un dato. Nel solo mese di marzo sono state immatricolate 7.732 vetture ibride plug-in. Un numero significativo di un comparto che non può essere considerato soltanto una nicchia. Certamente l’avvento degli incentivi statali ha drogato i numeri, che sarebbero stati decisamente diversi in un altro contesto.
Quindi molti si sono ritrovati tra le mani una vettura ibrida plug-in, o PHEV per dirla all’inglese, ossia l’acronimo di Plug-in Hybrid Electric Vehicle. Ma spesso il vantaggio del risparmio all’acquisto non si è tradotto in un vantaggio funzionale. “Ho comprato la PHEV perché risponde alle mie esigenze!”.
Così capita di scoprire di avere in garage un’automobile che, se non usata nel modo opportuno, ha dei costi di esercizio più alti rispetto ad una vettura alimentata a benzina o a gasolio, ed anche in riferimento ad una normale ibrida.
Pensare all’elettrico
Doverosa una premessa. Le vetture ibride plug-in sono quel tipo di veicolo che, oltre ad essere equipaggiato di motore termico, possono fare affidamento anche su uno o più motori elettrici. Unità che possono essere connesse direttamente alle ruote, permettendo la marcia nel solo modo elettrico (quindi con motore termico spento).
A differenza delle normali ibride, dette anche full hybrid, e di cui sostanzialmente riprendono lo schema, hanno un pacco batterie decisamente più grande e capace (e quindi particolarmente pesante). Che si ricarica non solo grazie al motore a combustione e ai sistemi di recupero dell’energia, ma pure attraverso fonti di ricarica esterne. Per questo tali vetture hanno un cavo per potersi connettere alle prese di corrente (domestiche, colonnine, wallbox).
Inoltre l’accumulatore fornisce un altro grande vantaggio alle vetture PHEV: percorrere diversi chilometri in modalità solo elettrica. Ma quanti? La risposta è dipende, però la media è tendenzialmente superiore ai 30 km. Una distanza che secondo i dati è decisamente superiore al chilometraggio medio quotidiano di ogni automobilista. Quindi coloro che di fatto hanno un range d’azione quotidiano limitato potrebbero muoversi esclusivamente in elettrico.
La ricarica
Torniamo all’ultima frase del precedente paragrafo “muoversi esclusivamente in elettrico”. Affermazione che per essere supportata merita un nuovo approccio all’utilizzo dell’auto. Le ibride plug-in nell’utilizzo giornaliero vanno intese come auto elettriche. Vetture che hanno bisogno di essere ricaricate frequentemente.
E allora qui si nasce la domanda che ogni acquirente di PHEV si dovrebbe porre prima dell’acquisto: “ho accesso comodamente alle infrastrutture di ricarica?”. Sia chiaro che non debbono essere necessariamente le colonnine, basta pure una presa in garage. In caso di risposta negativa sarebbe meglio muovere altrove i vostri interessi.
Perché non vanno bene?
Se siete nell’impossibilità di accedere ai dispositivi di ricarica, il rischio è di trovarvi tra le mani un’auto zavorrata di qualche centinaio di kg a causa della batteria con un bagagliaio spesso ridotto sempre a causa della batteria. Così capiterebbe quasi sempre che vi ritrovereste a viaggiare solo grazie al motore termico, con quello elettrico disponibile solo nel modo ibrido (ovvero di supporto) ma senza autonomia in elettrico.
I costi di gestione si impennano e il vantaggio in termini di risparmio svanisce. Ecco perché le ibride plug-in per un impiego quotidiano a lungo termine vanno necessariamente ricaricate quasi tutti i giorni e per questo motivo l’accesso all’infrastruttura di ricarica è d’obbligo.
Nella maggior parte dei casi questo genere di vetture può essere ricaricato solo da sistemi a corrente alternata, e con potenze entro gli 11 kW. Considerazione quest’ultima che merita una riflessione. Non fatevi confondere dal dato che riguarda la potenza massima che l’accumulatore è in grado di assorbire. Perché non sempre la batteria è nelle condizioni di poterlo fare.
Ci sono colonnine e colonnine e non tutte sono in grado di fornire la medesima prestazione. Inoltre, quando si tratta di wallbox, bisogna fare i conti con la propria rete elettrica. Perché se anche installaste quella da 11 kW, non viaggerebbe mai oltre i 6. Di fatto in Italia non esistono reti casalinghe in grado di andare oltre. In conclusione l’acquisto di una vettura plug-in hybrid val bene se la si usa più come auto elettrica che come termica.