Crisi auto elettriche, nessuno le compra più: Tavares sa il vero motivo e lo dice chiaro e tondo
In Italia più che altrove fatica a esplodere il mercato delle auto elettriche. Tavares di Stellantis individua il vero problema.
Il primo trimestre del 2024 sembra ricalcare il trend di crescita fine 2023. A livello globale si sta andando verso le auto elettriche, numeri alla mano (quelli di E-Volumes) soltanto nei primi mesi del nuovo anno sono state vendute oltre tre milioni di auto elettriche e ibride plug-in.
Numeri che continuano a impennarsi, dunque: in questo caso del 25% in più rispetto all’anno precedente, grazie alla spinta di gruppi automobilistici, che rappresentano oltre la metà delle vendite di vetture elettriche o quasi.
BYD, Tesla, Geely-Volvo, SAIC e Volkswagen, il top del top, che insieme portano a 1,65 milioni di immatricolazioni. Tutto molto bello? Per niente proprio, per una serie di motivi. La loro quota nel segmento è scesa al 51,6% rispetto al prima trimestre dell’anno precedente.
La motivazione più importante è che l’apporto dell’Italia è veramente poco, quasi nulla nel segmento delle auto elettriche, come se il nostro paese non risentisse affatto di una transizione evidenti in molti altri paesi, vedi quelli scandinavi e leggasi la Francia, solo per fare qualche esempio.
I motivi del mancato decollo
Vuoi per la nostra tradizione, siamo un paese sembra molto lento a recepire il cambiamento, vuoi perché si fatica a mettere in condizione un italiano, il Belpaese resta indietro anche in questo segmento di mercato.
Carlos Tavares caldeggia questa seconda linea. L’amministratore delegato di Stellantis, proprio a pochi giorni dal lancio della prima Ypsilon elettrica (e ibrid plug-in) punta il dito nei confronti chi favorisce la transizione all’elettrico.
“Bisogna sostenere i consumatori per rendere le auto elettriche economicamente accessibili”. Come? Risposta tanto chiara quanto scontata: “Attraverso gli incentivi – tuona l’amministratore delegato di Stellantis – in caso contrario, è il ragionamento, solo pochi le compreranno”.
Una nuova strategia
Mancanza di incentivi, la chiave per aprire le porte al cambiamento. Ma non solo. “C’è un problema di riscaldamento globale? Va bene – continua Tavares nel suo intervento all’Annual Strategic Decisions Conference di Bernstein – ma se tu non mi aiuti, io non aiuterò te”. In Germania sono crollate le vendite di Bev, guarda caso, dopo lo stop governativo ai sussidi. Il vero problema sono i costi, nettamente superiori alle auto tradizionali, inquadrati in un contesto storio di crisi per tutto il mondo, causa guerre e gli effetti indiretti del cambiamento climatico.
Ma, al tempo stesso, costituisce una difficile sfida per i costruttori, che devono affrontare costi di produzione molto più alti e, in qualche modo, riuscire ad avvicinare i prezzi delle Bev a quelli delle auto a combustione interna. Tavares questo lo sa, da qui la nuova strategia: abbattimento dei costia qualsiasi livello operativo, comprese le catene di approvvigionamento e la logistica. “Forniture? Ci sposteremo dall’Occidente“. Magari Cina, dove i produttori pullulano e quello che per l’Italia è futuro, lì viene rappresentato dal presente. Una differenza che fa tutta la differenza di questo mondo.