I motori versatili sono come il nero: stanno bene con tutto!
Sono molte le qualità che servono a un motore per essere un buon motore: il consumo di carburante e le prestazioni sono probabilmente le più ovvie. In questo articolo però cerchiamo altro: la versatilità. Potremmo definirla la capacità di un motore di adattarsi a un grande numero di auto, magari prodotte in un periodo molto lungo o, perché no, che può essere usato su oggetti che non sono automobili. Ecco cinque esempi di motori versatili, che hanno saputo adattarsi agli usi più diversi.
Bialbero – Alfa Romeo
Alfa Romeo ha prodotto molti motori a 4 cilindri con doppio albero a camme in testa, ognuno dei quali può essere descritto come Bialbero. Tuttavia quando si pensa a questa tipologia di motori, ci si riferisce di solito alle unità progettate da Giuseppe Busso, che debuttarono sotto forma di un 1.290 cc sotto al cofano della Giulietta nel 1954.
I Bialbero sopravvissero fino agli anni ‘90, sovralimentati nell’ultimo periodo. La loro cilindrata aumentò fino a 2.056 cc, ma una piccola versione da 896 cc venne utilizzata per il prototipo Tipo 103 prodotto nel 1960. I motori Bialbero di Alfa Romeo sono anche tra i propulsori più vincenti nella storia della motonautica.
Small-Block – Chevrolet
Quasi tutti i marchi di General Motor, nella seconda metà del secolo scorso, svilupparono un proprio motore V8, ma nessuno si è avvicinato ai numeri dello Small-Block di Chevrolet. Introdotto per la prima volta per i model year 1955 della Bel Air e della Corvette, si diffuse velocemente sui modelli GM, equipaggiando dalle muscle car come la Camaro fino alle berline, i pick up e i furgoni.
Grazie alla sua affidabilità e al costo contenuto, nel corso degli anni è stato utilizzato anche da altri produttori – come Checker, Gordon-Keeble e Iso – ed ha equipaggiato innumerevoli vetture da corsa. Si calcola che ne siano state prodotte ben più di 100 milioni di esemplari. L’ultima apparizione di uno Small-Block su un nuovo modello risale al 2003, sui furgoni Chevrolet Express e GMC Savana, anche se Chevrolet vende ancora il motore ridare vita alle vecchie auto.
Serie 100 – Fiat
La Fiat 600 debuttò nel 1955 con un motore da 633 cc progettato da Dante Giacosa. La cilindrata aumentò in modo graduale fino a 1.050 cc, permettendo al piccolo motore della Serie 100 di alimentare un’incredibile quantità di piccole Fiat e di altri marchi collegati per il resto del secolo.
Questo propulsore venne infatti usato, per esempio, sulle Fiat 850, 127, Panda, Cinquecento e Seicento, sull’Autobianchi A112 e su molti modelli prodotti da Seat, Yugo e Zastava. Le elaborazioni di Abarth erano disponibili sui modelli dalle prestazioni (relativamente) più elevate.
Type 1 – Volkswagen
Type 1 era il nome ufficiale della prima auto Volkswagen, poi soprannominata Maggiolino (o Beetle). Il suo boxer 4 cilindri raffreddato ad aria era molto affidabile e venne utilizzato da oltre 20 milioni di Maggiolini, ma anche sulla bellissima Karmann Ghia, su parecchi veicoli militari, sul Type 2 (Transporter compreso) e sulle Type 3 berlina, coupé e wagon.
I motori Type 1 vennero anche usati per kitcar di diversi tipi, tra cui le Dune Buggy. Lontano dall’utilizzo aumobilistico, venne anche sfruttato come motore stazionario e su molti velivoli leggeri.
DFV – Cosworth
Finanziato da Ford, il DFV di Cosworth venne progettato unicamente con lo scopo di alimentare le auto di Formula 1. La vittoria di Jim Clark nel GP d’Olanda del 1967 in una Lotus 49 fu la prima di 155 vittorie targate DFV nelle gare del Campionato Mondiale nei successivi 18 anni.
Oltre alla F1, il DFV fu anche il motore scelto nei primi tempi della Formula 3000. Venne anche adottato dalle vetture che vinsero la 24 Ore di Le Mans nel 1975 e nel 1980 e venne utilizzato anche da molte auto per gare in salita e altri veicoli da corsa.