La sfortunata Lamborghini Calà che non venne mai prodotta in serie
In questo periodo di 27 anni fa, Lamborghini presentava al Salone di Ginevra del 1995 un concept realizzato in collaborazione con Italdesign. La Lamborghini Calà nacque 8 anni prima della Gallardo e potremmo dire che ne anticipò la filosofia.
Entry level
Fin dal debutto della Urraco con il motore V8, nel 1970, la gamma Lamborghini ha sempre avuto un modello “entry level” che potesse competere nello stesso segmento di mercato con i modelli offerti dalle rivali di sempre, Ferrari e Maserati. Dalla Urraco nacque la Silhouette, prodotta in poco più di 50 esemplari tra il 1976 e il 1979, e poi il testimone del V8 passò dal 1981 alla Jalpa, che aveva il motore centrale.
Negli anni ‘80 l’azienda voleva rinnovare l’intera gamma e, insieme all’erede dell’ammiraglia Countach, iniziarono a lavorare anche a una sostituta per la Jalpa. Mentre il Progetto 132 (poi ribattezzato Diablo) cominciava a prendere forma, gli ingegneri stavano anche lavorando a una sorella più piccola, chiamata internamento P140.
Un nuovo V10
Disegnata per Bertone da Marcello Gandini (lo stesso designer di Miura e Countach), la nuova supercar doveva essere la prima Lamborghini con un motore V10. Venne così realizzato un nuovo 4 litri, creato da zero e capace di 365 CV, da montare in posizione centrale.
Il primo prototipo fu pronto nel 1987, lo stesso anno in cui la Casa di Sant’Agata Bolognese venne acquistata da Chrysler. Anche se la nuova proprietà continuò a investire denaro nella P140 con l’intenzione di produrla in serie, la prima Guerra del Golfo e la conseguente crisi petrolifera costrinsero Chrysler ad abbandonare il progetto nel 1993 e, un anno dopo, a vendere Lamborghini a MegaTech.
Con la produzione della Jalpa interrotta nel 1988 e quella del fuoristrada LM002 che subì la stessa sorte nel 1993, nel 1994 Lamboghini produceva solamente la Diablo motorizzata con il V12. MegaTech provò ad ampliare la gamma, riprendendo in mano il progetto P140. Tuttavia lo stile venne ritenuto obsoleto e quindi Italdesign di Giorgetto Giugiaro venne incaricata di rinnovarlo.
Cambio di stile
Giugiaro firmò la nuova carrozzeria che era una meravigliosa collezione di curve sinuose che si staccava completamente dal design a cuneo impiegato da Gandini sui precedenti modelli Lamborghini. Interamente realizzata in fibra di carbonio, aveva dei fari che richiamavano in modo moderno quelli della Miura, una forma del parabrezza ispirata alla Countach e uno spoiler posteriore in stile Diablo. La caratteristica più interessante era il tetto removibile, progettato per essere risposto dietro ai sedili.
Se all’esterno la nuova vettura era meravigliosa da ogni angolo la si guardasse, gli interni non erano da meno. La plancia curva era orientata verso il conducente, rendendo facilmente accessibile ogni pulsante, mentre i sedili Recaro garantivano sia sicurezza che comfort. Morbida pelle pregiata ricopriva gli interni, con inserti scamosciati sui pannelli delle porte e sui sedili.
La vettura si chiamava Calà, un termine del dialetto piemontese che significa “scesa”, forse riferibile alla cilindrata o al numero dei cilindri, entrambi minori della Diablo. La “Baby Lambo” era costruita attorno alla monoscocca in alluminio della P140 e usava anche lo stesso V10, ma portato dagli ingegneri a 395 CV.
Abbandonata prima di nascere
La Lamborghini Calà raccolse reazioni positive al Salone svizzero, al termine del quale diverse testate automobilistiche ebbero la possibilità di provarla. Le lo recensioni elogiarono una maneggevolezza esemplare e un’erogazione di potenza particolarmente fluida.
La proprietà di Lamborghini era determinata a iniziare la produzione della Calà, ma le difficoltà finanziarie obbligarono a rimandare diverse volte l’avvio della produzione. Finché, nel 1998, la sofferente MegaTech decise di vendere il marchio al Gruppo Volkswagen. Sebbene i tedeschi concordavano sul fatto che un modello entry level fosse fondamentale per il futuro di Lamborghini, decisero però di andare in una direzione diversa.
Anche se la Calà non entrò mai in produzione, il suo design eccezionale rafforzò la relazione tra la Casa bolognese e Italdesign, ispirando il figlio di Giorgetto Giugiaro, Fabrizio, che realizzò i primi bozzetti della Gallardo all’inizio degli anni 2000. Oggi la Lamborghini Calà è ancora affascinante come nel 1995 e si può ammirare al Museo Lamborghini di Sant’Agata Bolognese.