La storia della BMW M1, l’unica vera supercar della Casa di Monaco
Nel 2022 si celebrano i 50 anni di vita di BMW M, la divisione sportiva e ad alte prestazioni della Casa di Monaco. Una storia che nacque con la realizzazione della BMW 3.0 CSL ma che arrivò a pieno compimento con la M1, probabilmente l’unica vera supercar mai prodotta dal marchio bavarese. Un’auto di cui tuttavia non si parla molto spesso. E quale occasione migliore se non il mezzo secolo di storia per riscoprire una leggenda della storia dell’automobilismo?
Progetto ambizioso
Per capire meglio di cosa stiamo parlando, bisogna tornare a come venne l’idea di un’auto tanto straordinaria agli ingegneri BMW di quell’epoca. L’inizio della storia è piuttosto semplice ma si complica verso la fine. Negli anni ‘70, mentre la gente sfaceva a gara per mostrare i migliori passi di danza sulle piste da ballo, BMW era pronta a sconvolgere il mondo del motorsport con una nuova supercar a motore centrale che voleva oscurare i fasti di Porsche.
La M1 era un progetto ambizioso fin dall’inizio, visto che era il primo modello pensato direttamente dal reparto BMW Motorsport. Tuttavia, in quel periodo, i regolamenti erano molto severi: se l’auto da corsa non aveva anche almeno 400 esemplari stradali non poteva gareggiare. Ma il tempo a disposizione era molto poco.
BMW decise quindi di contattare Lamborghini per aiutarla nello sviluppo della M1. Il marchio italiano realizzò così il telaio tubolare spaceframe, sfruttando la sua esperienza con i modelli a motore centrale. Ma Lamborghini fu costretta in breve ad abbandonare la collaborazione a causa dei problemi economici e BMW si trovò sperduta. Dopo qualche confronto, i tedeschi ripresero il controllo del progetto nell’aprile del 1978, decidendo di creare il telaio internamente.
A quel punto, i regolamenti sportivi sotto i quali la M1 era stata inizialmente progettata erano cambiati in modo significativo. Questo fatto portò molti clienti a cancellare il loro ordine, rischiando di compromettere a BMW la vendita delle 400 unità necessarie per l’omologazione nelle corse.
Nascita travagliata
La M1 venne prodotta dal 1978 al 1981 dalla divisione M di BMW. La carrozzeria in fibra di vetro venne disegnata da Giorgetto Giugiaro ispirandosi alla concept car BMW Turbo del 1972. Dal punto di vista ingegneristico però, la M1 era ancora incompleta e, dopo che un gruppo di ingegneri lasciò Lamborghini fondando Italengineering, questi si offrirono di completare il progetto della vettura.
BMW decise di realizzare un’enorme operazione di marketing lanciando il campionato ProCar: tutti i piloti sarebbero stati al volante della M1 e, per rendere le gare ancora più emozionanti, alcuni piloti di Formula 1 avrebbero partecipato alla competizione su veicoli supportati da Casa Madre. I questo modo i grandi piloti si sarebbero sfidati con i piloti privati in una griglia di partenza molto affollata. Le battaglie ruota a ruota fecero parlare le persone e l’evento si rivelò un successo.
Sfortunatamente la BMW M1 aveva un prezzo piuttosto alto e il costruttore bavarese dovette abbassarlo per vendere tutti gli esemplari. Per questo BMW realizzò solo 456 unità della M1. Di cui 400 stradali e 56 da corsa.
Vennero create tre versioni della BMW M1. Una era ovviamente il modello stradale, con un motore a 6 cilindri a benzina da 3,5 litri costruito a mano – con 6 corpi farfallati separati, doppie camme e 4 valvole per cilindro – in grado di erogare una sbalorditiva (per l’epoca) potenza di 277 CV e 330 Nm di coppia. Oltre alla versione stradale, la versione Gruppo 4 era dotata di 480 CV e aveva una regolazione delle sospensioni più aggressiva. Ma la migliore M1 fu quella pensata per gareggiare nel Gruppo 5 con il 6 cilindri in linea biturbo da 3,0 litri con potenza compresa tra 850 e 950 CV.
Cosa andò storto?
Ma quindi perché la M1 non è così celebrata oggi? In quell’epoca nessuno pensava a BMW come un produttore di supercar. Anche oggi, se pensiamo a una supercar, è probabile che ci venga in mente Ferrari o Lamborghini. Inoltre la M1 aveva un motore a 6 cilindri e, in quel periodo, un’auto doveva avere almeno 8 cilindri per essere presa seriamente come sportiva.
Tuttavia oggi, grazie alla sua rarità, i collezionisti cominciano a volere una M1 nel loro garage. A testimonianza di ciò, una decina di anni fa si poteva acquistare una M1 per circa 100.000 euro. Ora serve più di mezzo milione per un esemplare in perfette condizioni.