L’incredibile storia della Wagon Master, il dragster da 2000 CV con quattro V8
Nei primi anni ‘60, TV Tommy Ivo e un piccolo team decisero di costruire un dragster a trazione integrale utilizzando quattro motori V8 Nailhead di Buick. L’obiettivo era di avere il dragster più veloce della storia. Ma non avevano tenuto conto di un fattore cruciale: la trazione.
TV Tommy Ivo è uno dei personaggi più celebri di primi tempi delle drag race americane. Aveva ricevuto il soprannome in quanto era un conosciuto attore televisivo, attivo dagli anni ‘40 fino ai ‘60.
Due è meglio di uno… ma quattro è meglio di due!
Ivo iniziò a correre nelle drag race negli anni ‘50 e costruì un dragster con 2 motori Buick che divenne la prima auto a rompere la barriera dei 9 secondi. Sarebbe poi diventato il primo dragster a benzina a raggiungere velocità di 170, 175 e 180 miglia orarie.
Nel 1957 la NHRA (National Hot Rod Association) vietò l’uso del nitrometano come carburante e i piloti furono costretti a far funzionare le loro vetture con benzina normale. La soluzione di Ivo era semplice: più motori, più potenza, più velocità.
Dopo aver aver costruito e portato alla vittoria il suo dragster bi-motore, pensò che il doppio dei motori l’avrebbero reso ancora più veloce. Lo stesso effetto l’avrebbero avuto il doppio delle ruote motrici. Ivo chiamò Kent Fuller per progettare il nuovo telaio su misura che avrebbe ospitato i quattro V8 da 7.600 cc di Buick.
La cilindrata totale era di 30.400 cc e la potenza prodotta di oltre 2.000 CV, sebbene nessuno potesse essere certo di questo dato visto che non c’era nessun banco negli USA in grado di misurarlo, a causa della sua insolita trazione integrale.
“Tu non puoi gareggiare”
Quando la vettura fu finita e pronta a correre, Ivo ricevette la notizia che lo studio TV per cui lavorava non gli avrebbe permesso di gareggiare. Era troppo pericoloso e si diceva che gareggiare in un dragster a 4 motori fosse un’attività ad alto rischio di morte o di infortuni gravi.
Si dà il caso che i dirigenti dello studio avessero ragione, tant’è che anni dopo Ivo si sarebbe gravemente ferito gareggiando con l’auto.
Non potendo gareggiare lui stesso, Ivo chiese al giovane Don Prudhomme se fosse disponibile a farlo. Prudhomme colse l’occasione al volo. Fu però subito chiaro che la Showboat, questo era il primo nome dato alla vettura, era troppo potente per i suoi pneumatici e li avrebbe bruciati tutti e quattro accelerando. Ivo disse: “Devi solo sperare di puntare il muso nella giusta direzione quando esci dal fumo”.
La dimensione dell’auto combinata con l’incredibile potenza e le ovvie preoccupazioni dell’NHRA esclusero la quadri-motore dalle gare, obbligando la Showboat a diventare un’auto dimostrativa.
Wagon Master
Ivo continuò a correre con successo su diverse altre vetture con un solo motore fino agli anni ‘70. Nel frattempo, il nuovo proprietario della Showboat aggiunse una finta carrozzeria di una Buick station wagon e la ribattezzò “Wagon Master”.
Ivo avrebbe guidato l’auto in questa configurazione diverse volte, tra cui una volta a Saskatoon nel 1982. Qui ebbe un incidente che gli costò lo schiacciamento di 3 vertebre della schiena. Concluse la sua carriera agonistica, ma tornò al volante della Wagon Master nel 1996 per un’altra corsa dimostrativa.
La Wagon Master è di nuovo in vendita per la prima volta dopo molti anni. Dalle immagini è chiaro che sia in condizioni estetiche eccellenti, mentre sono sconosciuti gli aspetti operativi della vettura.