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Motori termici, la sfida è apertissima: il mercato parla chiaro, in Europa nessuno ci vuole rinunciare

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Auto elettrica, la visione di Chevrolet - depositphotos - targetmotori

Il 2026 sta arrivando e la valutazione dell’UE sui motori elettrici è una sfida apertissima. Sono in tanti a volere quelli termici.

Mancano meno di due anni a una valutazione vincolante che potrebbe trasformare il mondo delle auto, attualmente verso l’elettrico (non ancora per l’Italia persa nella sua crisi di immatricolazioni anche in questo 2024), ma che potrebbe subire una grande sterzata.

Nel 2026 la Commissione europea dovrà valutare se, in virtù degli sviluppi tecnologici avvenuti, il motore elettrico sarà ancora il vettore considerato più adatto a raggiungere il target di abbattimento delle emissioni di CO2. Oppure no.

Ed è qui che si inseriscono i motori elettrici. Ossia un sistema che converte il calore in energia meccanica (utilizzabile) e si distingue per il fatto che la loro efficienza è fondamentalmente limitata dal teorema di Carnot sulla termodinamica.

Sebbene questa limitazione di efficienza possa essere uno svantaggio, un vantaggio dei motori termici è che la maggior parte delle forme di energia può essere facilmente convertita in calore tramite processi come reazioni esotermiche, come la combustione. Ma al di là di spiegazioni tecniche, la verità è che sono in molti a non voler rinunciare ai motori termici, mentre l’elettrico non riesce ancora a convincere di essere la panacea di tutti i mali, in un contesto di redibilità generale. Come si suol dire, la dottrina è divisa al riguardo.

Le due facce della stessa medaglia

La futura trasformazione del sistema elettrico europeo sarà fortemente influenzata sia dalla continua integrazione delle fonti energetiche rinnovabili-variabili, sia da una maggiore proliferazione di veicoli elettrici, sia di conseguenza dalla valutazione vincolante della Commissione Europea.

La transizione dalla benzina all’elettrico è stata recepita, inoltre, in maniera differente dai paesi dell’Unione Europea. Nei paesi scandinavi si sta volando, idem in Germania e Francia. In Italia non è affatto così per tutta una serie di motivazioni che vanno dalle criticità delle colonnine di ricariche (poche in città) agli incentivi che spariscono (quei pochi che vengono elargiti dallo Stato) a stretto giro di posta, ai costi ancora troppo esorbitanti (almeno in Italia) delle auto elettriche. Non solo.

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Motori elettrici e termici. Un testa a testa e una sfida apertissima – depositphotos – targetmotori

Tra palco e realtà

Bandire le auto a benzina o diesel in Unione europea dal 2035 sembra pura utopia di questi tempi. Non sembrano esserci le basi per decidere a chi affidarsi, da qui una sfida apertissima. Più che una strada in salita, sembra una vera e propria scalata.

Come se non bastasse, le critiche alla strategia di decarbonizzazione dei trasporti dell’UE mettono in discussione il divieto di vendita dei motori termici. Attualmente la transizione verso l’elettrico, oltre che frammentaria, non sembra in grado di reggere il peso della responsabilità di essere il “capo-popolo” in grado di ottenere una riduzione delle emissioni di CO2. Non è ancora pronta. Sono rimasti due anni per dimostrare il contrario.