Nash-Healey, il marchio nato in una serata in mezzo all’oceano
La Nash-Healey è una vettura sportiva anglo-americana pensata durante una cena (e un dopocena) a bordo del transatlantico RMS Queen Elizabeth durante un viaggio tra gli USA e la Gran Bretagna.
Per una pura coincidenza, Donald Healey stava viaggiando sulla nave verso gli Stati Uniti per assicurarsi una fornitura di motori V8 Cadillac. A bordo cominciò a chiacchierare con un appassionato di fotografia: di trattava del CEO di Nash-Kelvinator, George Mason.
Nel caso in cui Cadillac avesse rifiutato, i due uomini concordarono un piano per la fornitura di motori, trasmissioni e assi posteriori da montare su nuova auto sportiva della Donald Healey Motor Company. Cadillac rifiutò e così nacque la Nash-Healey.
Nasce una nuova Casa
L’incontro casuale tra Donald Healey e George Mason sull’oceano che ha portato alla nascita della Nash-Healey è cosa da leggenda automobilistica. Da questo incontro nacque l’idea di auto che avrebbero corso con successo alla 24 Ore di Le Mans e alla Mille Miglia. Una Nash-Healey fu anche usata come safety car ufficiale alla Carrera Panamericana del 1951, precedendo la corsa per assicurarsi che fosse tutto a posto sul percorso.
Nel corso della sua produzione, tra il 1951 e il 1954, vennero costruite più di 500 Nash-Healey, tra cui alcuni prototipi e veicoli da corsa. Oggi sono vetture molto ambite dai collezionisti e sono poche quelle che si vedono nelle gare storiche.
Dall’Inghilterra a Pininfarina
Come quasi tutte le auto della sua epoca, la Nash-Healey ha la carrozzeria poggiata sul telaio, con sospensioni anteriori indipendenti e un assale rigido posteriore. I freni sono a tamburo su tutte le ruote.
La carrozzeria fu inizialmente disegnata dalla Donald Healey Motor Company e realizzata in Inghilterra da Panelcraft Sheet Metal. Ma dal secondo anno di produzione in avanti fu Pininfarina a ridisegnare la vettura per seguire più fedelmente gli spunti stilistici di Nash. Da quel momento fu Pininfarina a realizzare la carrozzeria in Italia.
Il telaio usato in entrambe le versioni era essenzialmente una versione più larga e rinforzata di quello in acciaio utilizzato sulla Healey Silverstone. Le sospensioni anteriori indipendenti erano formate da molle elicoidali con collegamento longitudinale e una barra stabilizzatrice. La parte posteriore dell’auto aveva invece molle a balestra con un assale rigido posto su un’asta Panhard.
La potenza era erogata da un 6 cilindri in linea da 3,85 litri derivato dalla Nash Ambassador. Da qui, attraverso un cambio manuale a 3 marce con overdrive Brog-Warner, veniva mandata alle ruote posteriori. Nella configurazione originale il motore produceva 112 CV, ma Donald Healey, dall’alto della sua esperienza da pilota nelle corse, capì che c’era bisogno di maggiore potenza.
Aveva sviluppato una testa del cilindro in lega di alluminio leggera, che conferiva al motore una maggiore compressione e migliori caratteristiche di flusso. Poi furono aggiunti una coppia di carburatori da 1,75”, portando la versione stradale a 125 CV all’inizio e a 140 CV nelle auto successive.
La Nash Healey era in grado di accelerare da 0 a 100 km/h in circa 12 secondi, un tempo notevole per l’epoca. La sua velocità massima era di 167 km/h.
La Nash-Healey delle foto
La vettura di queste immagini appartiene alla produzione del primo anno, il 1951, costruita prima che la carrozzeria venisse affidata a Pininfarina. Ne sono stati costruiti solo 104 esemplari, il che la rende più rara di quelle realizzate dal carrozziere italiano.
Questo esemplare di Nash-Healey venne acquistato da Wendell Castle, scultore di fama mondiale e artista dell’arredamento, all’inizio degli anni ‘90. Lui la affidò a Posies Rods and Customs di Hummelstown (Pennsylvania) per un restauro, mentre il motore fu spedito a Concours Classics Motor Cars di Macedon (New York) per essere rigenerato.
La ricostruzione della carrozzeria ha incluso alcuni dettagli unici, tra cui il montaggio di una griglia Nash precedente. Il motore venne rifatto con una rara testa Healey da competizione in alluminio e tripli carburatori SU. Purtroppo Castle morì prima di veder completata la sua auto.
Oggi la vettura è rimasta nelle condizioni in cui si trovava alla morte dell’artista ed è stata battuta all’asta pochi giorni fa da RM Sotheby’s.