Nissan sta cercando di dare una nuova vita alle batterie delle Leaf
Nissan è stata la prima grande casa automobilista mondiale a dare una svolta alla mobilità sostenibile con la sua Leaf, un’auto completamente elettrica lanciata per la prima volta 13 anni fa e ora in grado di giungere alla fine del suo ciclo di vita.
Ebbene, proprio nel tentativo di evitare che le batterie della prima generazione della Leaf finiscano in discarica, negli Stati Uniti e in Giappone Nissan sta raccogliendo le vecchie unità attraverso i suoi concessionari, per inviarle alla sua fabbrica di Namie, a Fukushima, città devastata nel 2011 da uno tsunami.
Gli ingegneri dello stabilimento, gestito da 4R Energy Co. (una joint venture tra Nissan e Sumitomo Corp.), rigenerano le batterie affinché possano essere riutilizzate in un altro veicolo elettrico o in ulteriori dispositivi, come i generatori di riserva.
La raccolta e il riutilizzo delle batterie delle auto elettriche evita che le unità siano gettate in discarica, dove potrebbero rilasciare tossine, o che siano fuse e smontate per ricavarne i metalli, operazione che può essere pericolosa se effettuata in modo improprio. Inoltre, così facendo si ridurrebbe la dipendenza dell’industria dall’estrazione di costosi elementi di terre rare come il litio e il cobalto e si ridurrebbero altresì le emissioni di carbonio legate alla produzione di batterie per veicoli elettrici.
Se quanto sopra non fosse sufficiente, la creazione di un mercato più ampio per le batterie usate potrebbe dare impulso anche al mercato dell’usato per le auto elettriche, prolungandone la durata e aumentandone il valore di rivendita, cosa che – afferma Yutaka Horie, presidente di 4R Energy – incentiverebbe la loro adozione.
Per quanto concerne l’impianto di Fukushima, con tutti i reattori nucleari dell’area ormai dismessi, i funzionari stanno cercando di ospitare aziende che si occupano di energie rinnovabili e altre nuove tecnologie. Poiché il progetto contribuirebbe a realizzare l’obiettivo di Nissan di rendere i veicoli elettrici più sostenibili e popolari, la redditività non è mai stata una priorità urgente ma, comunque, 4R spera che con il tempo possa diventare un obiettivo raggiungibile e consolidabile.
Secondo le stime effettuate da Bloomberg Intelligence, una batteria elettrica riutilizzata può costare circa la metà di una nuova. Secondo l’analista, ciò che distingue Nissan dagli altri produttori di veicoli elettrici è che la sua divisione 4R si concentra sul riutilizzo delle batterie anziché sul loro riciclaggio.
La differenza è evidente: il riutilizzo consiste nel sostituire le celle deteriorate con quelle sane per prolungare la vita di una batteria vecchia ma ancora funzionante, mentre con il riciclo i metalli delle terre rare e altre parti utili vengono estratti e utilizzati per produrre qualcosa di nuovo.
Nello stabilimento 4R di Namie, in particolare, il processo inizia con l’apertura dei pacchi batteria per valutarne le condizioni. Ogni pacco pesa circa 300 kg e contiene 48 moduli, ciascuno composto da due batterie. Una volta scoperti, i pacchi vengono collegati a un computer per una prima valutazione.
I lavoratori sottopongono dunque i pacchetti a uno stress test in una stanza sigillata chiamata “sauna”, dove vengono esposti ripetutamente a temperature estremamente alte e basse, al fine di fornire dati sull’entità del deterioramento e sull’autonomia residua di ciascuna batteria. I dati, insieme alle informazioni sui precedenti proprietari offrono spunti su come le batterie dei veicoli elettrici si degradano nel tempo in ambienti diversi, gettando le basi per futuri miglioramenti nello sviluppo delle batterie.
Appare dunque ancora più evidente la divergenza rispetto al metodo del riciclaggio perseguito da case automobilistiche come Tesla e BYD, che invece demoliscono le batterie a fine vita e ne estraggono i minerali grezzi per riutilizzarli in batterie completamente nuove. Sebbene entrambi i metodi evitino che le batterie usate finiscano in discarica, i test approfonditi di 4R Energy consentono di recuperare una quantità maggiore di ciò che rimane, anche se in tempi molto più lunghi.