Il passaggio all’elettrico mette a rischio il lavoro in Italia
Al di là delle questioni tra appassionati di auto, ciò che davvero alimenta la discussione relativamente alle auto elettriche riguarda i posti di lavoro, soprattutto in Italia. Come riportato dall’agenzia di stampa Reuters, nella giornata di ieri sindacati dei lavoratori metalmeccanici hanno affermato che la transizione verso questo genere di veicoli metterà a rischio circa 73mila posti di lavoro.
Bisogna cambiare passo
Gli analisti affermano che il settore automobilistico nel nostro Paese potrebbe essere colpito più duramente che altrove. Ciò sarebbe a causa delle piccole dimensioni delle aziende e dell’entità degli investimenti necessari per conformarsi al piano climatico “Fit-For-55” dell’Unione Europea che elimina gradualmente i motori a combustione da 2035.
“Questo piano, se non accompagnato da un intervento (governativo), potrebbe portare a una perdita di circa 73.000 posti di lavoro in Italia, di cui 63.000 nel periodo 2025-2030”, affermano in una nota Federmeccanica e i sindacati FIM, FIOM e UILM in una rara dichiarazione congiunta.
Hanno detto che la produzione di veicoli in Italia è scesa da oltre 1,8 milioni di unità nel 1997 a 700.000 lo scorso anno, di cui le auto sono meno di 500.000.
“Dobbiamo tornare a produrre circa 1,5 milioni di unità all’anno”, ha detto il capo della FIOM Francesca Re David. L’industria automobilistica in Italia impiega 278.000 lavoratori direttamente e indirettamente e rappresenta circa il 6 per cento del prodotto interno lordo del paese, secondo i dati dell’associazione automobilistica ANFIA.
All’inizio di questa settimana, il ministro dell’Industria Giancarlo Giorgetti ha dichiarato che presenterà proposte nelle prossime settimane per incentivi a sostegno dell’industria automobilistica italiana.
I sindacati stanno anche esortando il governo a raggiungere un accordo definitivo con Stellantis, per costruire un impianto per la produzione di batterie in Italia. Carlos Tavares, CEO di Stellantis, ha dichiarato che l’anno scorso il gruppo costruirà uno dei suoi stabilimenti europei di batterie a Termoli, nell’Italia centrale, ma non è stato ancora firmato un accordo con Roma.