Plug-in, studio tedesco rivela che le emissioni sono maggiori delle attese
Le auto ibride plug-in consumano più combustibili fossili ed emettono più anidride carbonica di quanto promettano. Ma perché? Il gap che sussiste tra le emissioni riscontrate nei test di laboratorio e quelle del mondo “reale” è determinato in parte dal fatto che i conducenti spesso non usano la funzione elettrica delle auto ibride, tanto quanto potrebbero.
Per affrontare questo problema, i ricercatori suggeriscono che le autorità dovrebbero attuare politiche che incentivino e facilitino una ricarica più frequente.
Come funzionano le ibride alla spina
Ricordiamo in questa occasione che i veicoli elettrici ibridi plug-in (PHEV) funzionano combinando un motore a combustione interna con un motore elettrico. Le loro emissioni sono quindi inferiori a quelle dei veicoli convenzionali, soprattutto se l’elettricità utilizzata per caricare il motore proviene da una fonte di combustibile non fossile. Tuttavia, in strada il consumo effettivo di carburante dipende da una combinazione di comportamenti di guida e da quanta parte del loro chilometraggio avviene in modalità elettrica.
Ebbene, è proprio qui che sorgono le più sgradite sorprese. Nel suo studio, infatti, il team di ricerca guidato da Patrick Plötz del Fraunhofer Institute for Systems and Innovation Research, ha analizzato i dati sul consumo di carburante, la distanza annuale percorsa e il fattore di utilità (cioè, quanta parte del chilometraggio avviene in modalità elettrica) di più di 100.000 PHEV guidate in Canada, Cina, Germania, Paesi Bassi, Norvegia e Stati Uniti.
Il team ha così scoperto che, nel complesso, le emissioni di anidride carbonica nel mondo reale delle auto ibride erano in media tra 50-300 g/km di CO2. Ovvero, da due a quattro volte superiori alle emissioni viste nei cicli di prova in laboratorio.
Allo stesso modo, il consumo effettivo di carburante era da due a quattro volte superiore al consumo del ciclo di laboratorio. E, anche in questo caso, non ci sono dubbi: “principalmente è per colpa della bassa frequenza di ricarica“, spiega Plötz.
Gli incentivi sulla ricarica
Nello studio, pubblicato su Environmental Research Letters, i ricercatori propongono vari modi per incoraggiare i conducenti a caricare più frequentemente le loro auto ibride plug-in. “I conducenti privati hanno bisogno di un’infrastruttura di ricarica domestica facile da installare e da usare. E, inoltre, gli incentivi all’acquisto dovrebbero dipendere dall’effettiva quota di guida elettrica“, suggerisce Plötz. “I conducenti di auto aziendali hanno bisogno di chiari incentivi finanziari per ricaricare a casa, per esempio attraverso bassi prezzi dell’elettricità e nessuna carta carburante gratuita”.
Ashley Fly, esperto di elettrificazione dei veicoli all’Università di Loughborough, nel Regno Unito, ritiene che ci debba anche essere un miglioramento dei test ufficiali utilizzati per certificare le emissioni. Tali test sono “progettati per replicare il modo in cui le persone guidano i veicoli sulla strada e non il modo in cui li alimentano o caricano“, osserva.
Insomma, i conducenti dovrebbero essere meglio informati su come le loro emissioni variano con la quantità di carica del loro veicolo. Una soluzione potrebbe essere – aggiunge Fly – pubblicare i dati sulle emissioni durante la modalità “carica sostenuta” del test ufficiale. Questi mostrerebbero le emissioni previste e l’economia di carburante se il veicolo non fosse collegato per caricare.