Ringbrothers travolge il SEMA con creazioni uniche e potenti
Ringbrothers, noto e apprezzato costruttore di auto personalizzate (di cui qui abbiamo parlato della Captiv), ha portato al SEMA i suoi nuovi modelli ad alta potenza. Vediamo insieme che cosa la società ha da mostrare e quali sono le caratteristiche delle nuove vetture.
Chevy Super Truck “Enyo del 1948
La più estrema delle auto di Ringbrothers è probabilmente l’Enyo Super Truck, per costruire la quale sono state necessarie circa 10.000 ore. Buona parte dei componenti utilizzati sono pezzi unici: il telaio è stato sviluppato e costruito da Ahlman Engineering e Roadster Shop, le sospensioni sono di nuova realizzazione, le ruote hanno pneumatici più larghi, i martinetti pneumatici sono simili a quelli delle auto da corsa, i freni sono Brembo a sei pistoncini.
Il veicolo è alimentato da un motore V8 Goodwin da 8,4 litri in grado di erogare 1.000 CV. Tutta la potenza arriva al retrotreno tramite un cambio 4L80 Corvette. Il motore è dotato anche di tubi scarichi in titanio costruiti su misura.
Per quanto concerne la carrozzeria, l’elemento è ricavato da una Chevy del 1948 in acciaio, leggermente ristretta e accorciata in altezza. Altre parti, come le parti aerodinamiche e le cornici dei fari, sono in fibra di carbonio.
Ford Mustang Mach 1 “Patriarc” del 1969
Anche la Mustang Patriarc è stata oggetto di un duro lavoro. La carrozzeria della Ford è stata allargata di cinque centimetri e i pannelli posteriori sono stati abbassati. Molti gli elementi in fibra di carbonio, dagli spoiler al diffusore, dalle prese d’aria dei pannelli posteriori al cofano.
Gli interni sono in gran parte personalizzati, con un cruscotto e dei sedili unici che hanno un’atmosfera moderna e high-tech, pur includendo tocchi retrò come il design a doppia coppa del cruscotto.
Il motore della Patriarc è un Ford Performance Aluminator 5.2 XS con potenza di 580 CV, abbinato a un cambio manuale T-56 a sei marce e a un differenziale posteriore Strange Engineering.
Chevy Camaro “Strode” del 1969
La Strode Camaro ha una carrozzeria realizzata interamente in fibra di carbonio, qualche centimetro più larga di una normale Camaro del ’69.
Ad ogni modo, questa è solo la prima di una lunga serie di modifiche effettuate dall’azienda che, tra le altre, hanno riguardato spoiler, prese d’aria, tetto, interni, e così via.
Sotto il cofano, l’auto è alimentata da un motore che eroga ben 1.010 CV ed è abbinato con un cambio manuale T-56 a sei rapporti al differenziale posteriore John’s Industries. Le sospensioni indipendenti sono montate su entrambe le estremità insieme a coilover QA1, cerchi HRE e pinze dei freni Baer a sei pistoncini.
Chevy K5 Blazer “Bully” del 1972
Arriviamo dunque a questo Chevy K5 Blazer del 1972 ribattezzato “Bully”. La caratteristica principale è il suo motore V8 da 1.200 CV, un Chevy LS3 da 6,8 litri con un compressore Whipple da 2,9 litri. Dispone inoltre di uno scarico Flowmaster e di un cambio automatico a quattro velocità 4L80E.
Naturalmente, è dotata anche di trazione integrale, con un differenziale anteriore e assali Dana 44 e un assale posteriore solido Dana 60, sospesi con molle e ammortizzatori Fox doppi ad ogni angolo.
Le sospensioni anteriori sono indipendenti, mentre quelle posteriori sono a quattro bracci. Il sistema frenante è dotato di componenti Baer a sei pistoncini per tutti e quattro i cerchi HRE personalizzati. Numerose anche le modifiche al design.