Siamo sicuri che guidare ci renda più intelligenti?
Qualche giorno fa ci siamo occupati di comprendere se ci siano collegamenti tra l’intelligenza e l’auto che possedete. Ma vi siete mai chiesti se guidare un’auto vi renda più intelligenti o meno?
Se la risposta è negativa, o se è positiva ma non siete mai arrivati a una conclusione, c’è qualcuno che lo ha fatto al posto vostro: la dottoressa Shelley Carson, una ricercatrice di psicologia dell’Università di Harvard a Cambridge, nel Massachusetts, ha recentemente descritto quale sia il processo creativo che si attiva durante il tragitto di 80 km dal lavoro alla sua casa.
“Mi ci vogliono circa 20 minuti per uscire dalla città, e quello è il momento in cui inizio a calmarmi. Non appena mi trovo sulla strada aperta, sono rilassata, ed è allora che le idee iniziano davvero a maturare e a farsi strada” – afferma la ricercatrice, richiamando alla mente una sensazione che forse la maggior parte di noi ben individua.
Ma la conclusione più interessante è forse un’altra: stando a uno studio condotto dall’Università di Carnegie-Mellon, infatti, le persone che guidano con il supporto del navigatore sono più intelligenti.
L’impatto della guida sul cervello
Lo studio ha coinvolto due gruppi di persone in un videogioco: un gruppo si è esercitato a guidare su 20 percorsi diversi, mentre l’altro ha dovuto percorrere un’altra unica strada. Come previsto, il secondo gruppo è stato in grado di percorrere sulla singola strada più rapidamente del primo gruppo. Con molti percorsi da fronteggiare, invece, il primo gruppo non ha avuto abbastanza tempo per imparare un percorso specifico. Inoltre, il secondo gruppo è stato più abile nel disegnare un’immagine bidimensionale del percorso.
Tuttavia, l’aspetto più sorprendente dello studio è stato l’impatto che questi test di guida hanno avuto sul cervello dei partecipanti allo studio. Dopo aver completato i test di guida, infatti, tutti i partecipanti allo studio sono stati sottoposti a scansioni cerebrali con una risonanza magnetica di diffusione (DWI), che misura l’attività delle molecole d’acqua nel cervello.
Ebbene, per il gruppo di controllo che ha praticato ripetutamente un unico percorso, la scansione cerebrale ha mostrato cambiamenti nel giro dentato posteriore sinistro, una parte dell’area dell’ippocampo del cervello che è in grado di controllare la capacità di navigazione e la memoria. Inoltre, la comprensione dell’ippocampo è fondamentale per trovare un trattamento per l’Alzheimer, poiché è una delle prime parti del cervello a essere colpita dalla malattia.
Oltre ai cambiamenti dell’ippocampo, sono stati riscontrati altri effetti. I ricercatori della Carnegie-Mellon hanno riscontrato “un aumento della sincronizzazione dell’attività – o connettività funzionale – tra questa regione e altre aree corticali della rete di regioni cerebrali responsabili della cognizione spaziale“. Inoltre, è stata riscontrata una forte correlazione tra questo cambiamento strutturale del cervello e l’efficacia con cui i partecipanti allo studio hanno navigato lungo il percorso.
Tutto bello? Insomma, perché un altro studio afferma che guidare l’auto per più di due ore al giorno ha effetti negativi sull’intelligenza.
Le conseguenze negative della guida troppo frequente
Stando a una ricerca effettuata dall’Università di Leicester, infatti, con uno o studio condotto su 500.000 persone per un periodo di cinque anni, di cui 93.000 partecipanti in grado di guidare per più di due ore al giorno, prima dell’inizio dello studio, i punteggi del QI di chi guidava spesso erano inferiori a quelli di chi guidava poco o nulla.
La ricerca suggerisce dunque che guidare molto fa male al cervello, considerato che in quelle ore sarà meno attiva e, dunque, propensa ad alimentare un graduale declino cognitivo. Per lo studio, guidare a lungo è un po’ come guardare troppa TV, stimolando un appannamento mentale, con un senso di letargia per il cervello…