Un ex-proprietario Tesla scopre che la sua auto è in uso in Europa
È risaputo che in Europa verso fine vita di un’auto, soprattutto se incidentata, è facile che venga spedita nei paesi più a est dove può avere una seconda vita. Oltre ovviamente all’opzione di essere smantellata per poterne utilizzare i pezzi. Ma quando Jay Yarow, americano, redattore esecutivo alla CNBC, ha scoperto che la sua vecchia Tesla Model X incidentata fosse in Ucraina è rimasto abbastanza scioccato. Cosa c’è di nuovo, ci chiederemo? Nulla. Però la sua storia probabilmente avrebbe lasciato di stucco chiunque…
Ma partiamo dall’inizio: Jay Yarow verso la fine dello scorso anno ha fatto un grosso incidente con la sua Tesla. Dopo averle dato l’ultimo saluto, ha disconnesso il suo account e l’ha restituita all’assicurazione (in America i più hanno l’assicurazione Kasko e se dopo averla incidentata il valore dei danni supera il valore dell’auto, la compagnia assicurativa la liquida per poi venderla all’asta). Jay quindi pensava di doversela dimenticare per sempre. Invece a distanza di mesi ha ricevuto una notifica, del tutto inaspettata, sul suo smartphone: la sua Tesla era riapparsa online con le sue credenziali di accesso.
Tutto ciò gli dava il permesso ovviamente di accedere e geolocalizzarla, scoprendo così che la sua auto elettrica fosse niente di meno che in Ucraina meridionale. La svolta che rende incredibile la storia però è che il nuovo proprietario stava anche ascoltando le sue playlist di Spotify. Come ogni buon americano ha poi deciso di raccontare la sua vicenda, con tono ovviamente polemico, su X (fino a poche settimane fa noto come Twitter), suscitando molto interesse e ricevendo oltre 22,9 milioni di visualizzazioni.
CNBC ha approfondito poi la questione scoprendo che la Model X era stata messa all’asta su Copart prima di imbarcarla verso l’Europa. Ma soprattutto e che non è la prima volta che questo accade. Soprattutto con modelli che negli Stati Uniti sono dichiarati non più utilizzabili. La cosa preoccupante però non è questa, ma bensì nella quantità di dati sensibili e informazioni che rimangono memorizzati all’interno di un veicolo. A discolpa di Tesla però, il problema non è esclusivo ai loro modelli, anzi. Piuttosto è una caratteristica delle vetture moderne che per abilitare i servizi online e altre funzionalità memorizzano i dati nei loro sistemi infotainment. Cambiando “oggetto”, situazioni simili possono avvenire anche con computer, tablet o smartphone. Possono infatti mantenere le credenziali, le varie cronologie e i file del precedente proprietario se questi non vengono cancellati correttamente prima di essere venduti.
La privacy in tutto questo dov’è?
È infatti interessante notare che i dati possono persistere anche quando l’utente svolge tutte i passaggi per disattivare l’account, per dissociare il dispositivo. Cosa possiamo fare a riguardo per affrontare dunque il problema? Sarebbe quindi il caso di aggiungere magari una modalità ulteriore per disconnettersi completamente dai dispositivi?
Per quanto riguarda le automobili sempre più smart e sempre più connesse, sicuramente si potrebbero adottare nuovi regolamenti. Le compagnie assicurative, le case d’asta e le autodemolizioni potrebbero assicurarsi che i dati sensibili vengano cancellati definitivamente dal veicolo prima della vendita. Ad ogni modo, purtroppo, potrebbe essere tutto molto più difficile di quanto si pensi. Soprattutto quando si parla di auto con batterie non funzionanti o display rotti, dove il processo potrebbe richiedere molto più tempo, impegno e quindi denaro.