Come i Baffle tolgono la voce alle nostre moto
Se come me appena sentite rombare un motore tendete l‘orecchio per essere sicuri di azzeccare marca e modello prima che il mezzo spunti in lontananza… se sentire la vostra moto che esplode verso la zona rossa vi fa venire voglia di urlare con lei… se anche per voi “togliere l’audio” alla moto equivale a spegnere il più importante dei sensi… purtroppo non ho buone notizie.
Le nuove omologazioni e linee guida per i sistemi di scarico sono cambiate. Non ci hanno ancora messo il “muto”, come si fa con la radio quando rispondiamo a una telefonata, ma di sicuro ci hanno abbassato di parecchio il volume. Per togliere ogni dubbio ci hanno pure incollato i tasti del telecomando. Crudeli, lo so.
Fatto il Baffle, trovato l’inganno
Basta metafore, mi spiego meglio. Già nel 2021 la maggior parte degli scarichi after-market arrivava nelle officine e nei garage del pubblico con i dB-Killer fissati tramite una leggera saldatura. Niente più viti veloci da estrarre, fine della pacchia. Chiaro segnale per dire che il “Baffle” (in gergo dB-killer) si trova lì, e lì deve rimanere. Giù le mani! Invece, calzati i guanti, si trattava di una contromisura abbastanza semplice da aggirare: martello, trapano e tanto olio di gomito sarebbero bastati a estrarre il mostro che strozzava la nostra moto.
Saldati o rivettati
Da oggi le cose si fanno più difficili. Sono arrivate le nuove linee guida sul dB-killer 2023, definite da ANCMA (Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori) e ACEM (Associazione Europea dei Costruttori di Motocicli) in collaborazione con le principali aziende del settore, come Akrapovic, Arrow ed SC project.
Queste indicazioni non servono solo a impedire la facile rimozione del dB-killer, ma chiariscono punto per punto i requisiti tecnici e le soluzioni di fissaggio da impiegare. I prodotti in commercio da oggi dovranno avere i “Baffle” saldati o ancorati tramite rivetti in acciaio inossidabile, in modo da causare un danno permanente e irreversibile al sistema di scarico in caso di rimozione. L’unica eccezione viene fatta per le parti estetiche che, se non hanno funzioni direttamente collegate al silenziatore, possono essere fissate con una filettatura tradizionale.
Lo scopo è quello di scoraggiare le modifiche che ancora molti motociclisti fanno in autonomia, portando il loro mezzo a una rumorosità tanto elevata da essere inaccettabile. Si pensa in questo modo di rendere più civile la convivenza fra noi smanettoni e gli altri utenti della strada.
So bene che qualcuno di voi mi sta leggendo con un occhio solo, non si dà per vinto mentre impugna il trapano, già pronto a dichiarare battaglia. Aspettate, potrebbe essere fatica sprecata. Nei sistemi di scarico più recenti, spesso, si trovano catalizzatori molto grandi e progettati come un pezzo unico con i tubi di raccordo. Silenziano molto la vostra due ruote anche una volta rimosso il dB-killer, che per una volta non si prende tutta la colpa. Perciò, se il vostro modello non ha più di quattro o cinque anni, è molto probabile che non valga la pena rischiare multa e fermo del mezzo liberando il silenziatore.
Limiti anche in circuito
Un ultimo consiglio. Tenete a portata di mano “l’assassino di decibel” anche quando andate in pista. Molti circuiti hanno introdotto, negli ultimi anni, limiti fonometrici (generalmente 105 dB). Si tratta di soglie molto più alte rispetto a quelle stradali, pensate per non infastidire oltre misura chi popola le zone limitrofe. Vi potrebbe capitare di essere fermati in pit-lane per il controllo con il fonometro e, se la vostra moto dovesse eccedere il limite, rimontare il vostro nemico dB-killer potrebbe essere l’unica soluzione per salvare la giornata. Senza di lui non si entra, niente saponette a terra. Visto? Anche il cattivo, se ne ha l’occasione, può diventare un eroe.