Bimota SB3, la moto col motore Suzuki più veloce delle stesse giapponesi
Per gli appassionati di motociclette il nome Bimota non ha bisogno di presentazioni. Fondata nel 1974 da Valerio Bianchi, Giuseppe Morri e Massimo Tamburini, la Casa italiana si è specializzata in modelli estremamente innovativi. Tra questi la SB3, che conquistò il record di velocità per moto di serie arrivando a 240 km/h sul circuito di Nardò. Prodotta tra il 1979 e il 1982, la Bimota SB3 era anche una delle motociclette più costose della sua epoca, nonché una delle più rare, con solo 402 esemplari totali.
Uno di essi verrà messo all’asta da Silverstone Auctions il prossimo 12 febbraio con un prezzo stimato di 10.000 – 12.000 sterline (11.900 – 14.280 euro).
Tallone d’Achille
Nel 1968, con la Honda CB750, il Giappone conquistò la leadership mondiale nelle corse di superbike: in effetti il termine “superbike” venne coniato da un giornalista di una rivista per descrivere quel modello.
Nonostante la tecnologia avanzata e affidabile che spesso finiva nei motori giapponesi alla fine degli anni ‘60 e nei ‘70, c’era un tallone d’Achille. Infatti telai, sospensioni e freni erano scadenti e spesso non erano in grado di sfruttare in modo adeguato il potenziale dei propulsori.
La Bimota venne fondata proprio per superare questo problema. Riusciva a creare telai e carenature avanzati, abbinandoli a sospensioni e freni di fascia alta. Questi venivano poi venduti al cliente come nudo telaio su cui installare un motore ad alte prestazioni giapponese. In alternativa la stessa Bimota acquistava il motore vendendo in proprio la moto completa.
Bimota all’inizio sviluppò nudi telai per motori superbike di Kawasaki, Honda e Suzuki. In seguito sviluppò motociclette per motori Ducati e Yamaha e, a un certo punto, progettarono anche una motocicletta per Lamborghini.
Come la chiamo?
L’azienda italiana aveva una convenzione chiara e semplice per dare il nome ai suoi modelli. La lettera iniziale corrispondeva alla prima lettera del produttore del motore, la seconda è sempre una “B” (ovviamente per Bimota), mentre il numero rappresenta quanti modelli sono già stati sviluppati con i motori di quel produttore.
Quindi la Bimota SB3 ha un motore Suzuki su un telaio Bimota ed è la terza sviluppata dalla Casa italiana per un motore Suzuki.
Produzione in serie?
Sul record di velocità detenuto dalla SB3 c’è qualche disputa in quanto la maggior parte di esse veniva venduta come nudo telaio. Ad esso l’acquirente doveva accoppiare il motore di una Suzuki GS1000. Qualcuno ha quindi sostenuto che le Bimota SB3 non potessero essere considerate moto di serie, anche se bisogna sottolineare anche almeno 66 di esse vennero realizzate interamente in fabbrica.
Il telaio della SB3 era un traliccio tubolare realizzato in lega di acciaio al cromo. La moto aveva una carenatura aerodinamica su misura. Il telaio sfrutta il motore Suzuki per avere ancora maggiore rigidità. La sospensione anteriore era formata da una coppia di forcelle Marzocchi da 38 mm, mentre nella parte posteriore era presente un monoammortizzatore personalizzato molto all’avanguardai per i tempi.
Il sistema frenante era composto da due dischi Brembo da 280 mm all’anteriore e uno similare sul retro. In totale, la Bimota SB3 pesava a secco 202 kg, 28 kg in meno della GS100. Grazie a questo e ai notevoli miglioramenti su telaio, sospensioni e freni, la SB3 era notevolmente più veloce in pista della moto che era stata progettata in origine per quel motore.