Yamaha testa il suo nuovo servosterzo per le moto
Si chiama EPS (Electronic Power Steering) ma, più comunemente, è quel che Yamaha vorrebbe ribattezzare come un innovativo servosterzo per moto. Attualmente in fase di test nel campionato giapponese di motocross, potrebbe rappresentare un’utile evoluzione da adottare anche in altri modelli… a patto – si intuisce dalla casa giapponese – di non parlarne come un semplice servosterzo.
Yamaha EPS: di cosa si tratta?
Chiamato anche SAS (Steering Assistance System), l’EPS di Yamaha funziona mediante un sensore di coppia controllato magneticamente, in grado di fungere da ammortizzatore dello sterzo per supportarlo attivamente.
L’EPS è montato sulla testa dello sterzo, sotto il ponte superiore della forcella, ed è collegato a entrambi i componenti. L’attuatore si trova invece davanti alla testa dello sterzo. Un montaggio semplice, che si presta all’assemblaggio in quasi tutti i telai convenzionali senza richiedere ampi e specifici spazi di installazione.
Ciò premesso, come ammortizzatore dello sterzo l’EPS funziona solamente ad alte velocità di sterzata, smorzando il kick-back, il battito del manubrio.
Rimane però da comprendere se, al di là dell’utilità nel motocross, questo dispositivo possa essere proficuamente introdotto anche nelle normali motociclette da strada. L’ottimismo, considerato anche l’avanzato stress test che la casa giapponese vuole fare nei prossimi mesi, è abbastanza alto e guarda al futuro a medio termine: è infatti evidente che un tale sistema possa essere parte integrante di un più complesso apparato di guida semi-automatizzata o autonoma che, però, oggi è anche un sogno per le motociclette.
Più tangibile e pragmatico sembra invece essere il suo utilizzo come supporto ai sistemi dipendenti dall’inclinazione: l’ABS in curva o il controllo di trazione potrebbero infatti intervenire senza limitare la potenza del motore e agire su una ruota anteriore che scivola.