Charles o Carlos? Ferrari e il peso di non (poter) scegliere
Ci sono domande che vanno fatte e altre che non si possono nemmeno sussurrare. Pensare sì, grazie a Dio non c’è la dittatura del pensiero. Ma provate ad affacciarvi alla Gestione Sportiva della Ferrari e chiedere, persino tra il serio ed il faceto: “E chi sarebbe la prima guida tra Charles Leclerc e Carlos Sainz?”, magari bofonchiando il contenuto, mangiucchiandolo quasi. Rischierete di essere rispediti alla porta, dopo un silenzio marmoreo di quelli che pesano un quintale al secondo. Ma il punto è che questa non è una domanda, una a caso. Ma è La Domanda, con L e D maiuscole a rimarcarne l’importanza e la centralità che ha assunto e potrebbe assumere nell’economia della stagione del Cavallino.
Dubbio
Una decisione che nessuno a Maranello aveva potuto o voluto prendere e ora ancora più lontana. Dopo la vittoria nel Gran Premio di Gran Bretagna a Silverstone, sono undici i punti di distacco tra Sainz e il suo compagno di squadra, Leclerc. Esclusa la prima gara in Bahrain, dove fu doppietta rossa, si tratta del distacco minimo tra i due. Ergo, è impossibile che una decisione sia in vista. E qui c’è la differente interpretazione che in molti danno del rapporto tra i due e anche della opportunità di avere una prima e seconda guida.
Linee di pensiero
Una linea storica di pensiero vuole che sia più pratico avere una prima e seconda guida. Michael Schumacher e Rubens Barrichello o Eddie Irvine, per intenderci. Un’altra, invece, giudica più opportuno lasciare i piloti liberi. La verità non c’è, nessuno l’ha in tasca. Proprio in queste ore l’ha ricordato anche l’ex campione del mondo Jacques Villeneuve, contrario a considerare Sainz una seconda guida. Il canadese ha citato un esempio celebre, l’annata in cui Schumacher s’infortunò in un incidente e Irvine, promosso a prima guida, perse il Mondiale all’ultima gara. Proprio a supporto, Villeneuve sottolinea come se Irvine non avesse perso punti lavorando inizialmente per il compagno poi sarebbe diventato campione.
E chi glielo direbbe?
Ciò che pare è che nessuno in Ferrari si prenderà mai, pubblicamente o privatamente, la patata bollente di dire de visu a Sainz: “Ecco Carlos, ora aiuti Charles”. L’impressione – per quel che vale, eh – via social, tra i tifosi della rossa, è che ci sia un’opinione collettiva che considera Leclerc inequivocabilmente più forte di Sainz e che, pertanto, dall’inizio ci sarebbe voluta più chiarezza. Facile a dirsi. Più difficile gestire la situazione dall’interno, aggirandosi nelle stanze dei bottoni, esaminando i contratti, surfando tra gli sponsor, alcuni portati dai piloti stessi, e i rapporti interpersonali nel team. L’aggravante per il muretto Ferrari è quella di aver addirittura favorito lo spagnolo in almeno un paio di gare, condannando il monegasco alla strategia inequivocabilmente meno vincente. E se il successo di Sainz è stato festeggiato in tono decisamente minore, tutto è dovuto a questo. All’idea del tifoso medio che la Ferrari non stia tutelando il cavallino vincente in nome di una parità che sta nuocendo a Leclerc. Comunque sia, bel problemone.