F1, GP Miami: il pagellone
Max Verstappen 8
Tra accostamenti divini (non sono Gesù), sbracate col team e quant’altro, sembrava un weekend destinato a finire male, al di là del terzo posto nelle qualifiche. In gara, invece, domina da campione consapevole. Sa di avere le carte giuste, supera appena capisce che Leclerc non può contenerlo. Controlla con la precisione di un capotreno giapponese, ma è quando entra la safety car che si guadagna la palma di MVP. Sangue freddissimo nel chiudere la porta a Leclerc.
Charles Leclerc 7
Sorriso tirato, si aspettava sicuramente di più. Ma l’inizio chiarisce a lui e al team che non sarà facile. Il pacchetto incrociato macchina-gomme non vale sul passo quello della Red Bull. E si capisce subito. Ingaggia una battaglia suon di giri veloci (che perde) con quel satanasso di Verstappen. Quando la safety car riapre la gara, lui ci prova, ma non riesce nel sorpasso vincente. Dopo Imola ha capito che certi rischi in una corsa mondiale non pagano e si mette in modalità ragionerino.
Carlos Sainz 7
Non era facile, anzi era proprio difficile tirarsi fuori dal momento-Paperino quando t’infili nel turbine maledetto sfighe-errori-e-quant’altro. Il weekend, in effetti, sembrava proseguire su quella falsa riga dopo essere andato a sbattere nelle libere. Il sette in pagella è in parte costruito dal secondo posto in qualifica che lo tira fuori dalla prevedibile tonnara. E in parte è per la freddezza con cui gestisce Perez quando il messicano ci prova davvero a sfilargli il podio.
Sergio Perez 6
L’anello debole del quartetto santo Red Bull-Ferrari là in testa. Per carità, mai pensato davvero che i vari Marcedes o Bottas potessero insidiarlo. All’inizio ha un problema di calo di potenza che pare pregiudicare la gara, poi per sua fortuna è nulla. Non riesce mai a rimanere incollato a Sainz. Quando, però, arriva la safety, ha la sua occasione. Ci prova, esagera ed è costretto a bloccare. In sostanza capisce che anche quarto potrebbe non essere poi così male. Amen.
Valtteri Bottas 6
Che è la media tra il 99% del weekend da 7.5 e l’1% finale da 4.5. In quel finale, quinto e primo degli umani, pasticcia come il peggior Bottas e si fa superare dalle Mercedes, finendo settimo e beffato. La gara la fa benissimo, ingaggiando, controllando e vincendo la guerra santa contro Hamilton e la Mercedes. Per lui la libidine sarebbe doppia, per dirla col miglior Jerry Calà. C’è che poi sbaglia e finisce dietro, come sempre.
Lewis Hamilton 4.5
Un sesto posto in una stagione come questa non è una Caporetto. Per chiarirci, potrà andare peggio in futuro, se la cera è questa. Il punto è tutto lì. Comincia il weekend guerreggiando su orecchini, anelli e monili vari contro le regole della FIA. Reagisce (fuori pista) esibendo più argenteria addosso di Don King, il celebre manager di Mike Tyson. In gara non è lui e finisce sverniciato dal suo allievo Russell che rispetto a lui vive tutto come un’opportunità. Sembra non crederci, intristito.
Lando Norris e Mick Schumacher 4
Un misto mare di errori imperdonabili. Non era nemmeno una gara drammatica per entrambi, ma il finale è la peggior stecca di Ana Mena, mica Pavarotti. Il buon Lando, carico a pallettoni per essere a Miami, passa un Gasly a passo d’uomo e riesce anche a centrarlo. Il figlio del mito riesce persino a far peggio, facendo uno strike clamoroso con Vettel, che sarebbe un suo grandissimo amico oltre che connazionale. Da oggi, boh, rapporti da rivedere.