Ferrari, qualche rimpianto e critiche impietose: “Sbaglia tutto”
Da più quarantasei a meno ottanta in classifica è la fotografia della stagione di Charles Leclerc. Non che si possa ridurre tutto a meri numeri e conti, si toglierebbe di nitidezza ad una fotografica che, inevitabilmente, è complessa. Soprattutto nello sport più complesso e millimetrico che esista. Così esistono un milione di sfumature e situazioni che possono descrivere la rimonta della Red Bull e la frenata brusca della Ferrari. Se dopo tre gare sembrava poter essere l’inizio di una nuova era, ma qualche mese dopo ci si trova ad avviarsi amaramente alle vacanze, qualcosa dev’essere successo. Molto, è successo.
Rimpianti veri
Il confronto tra il pilota monegasco e il suo Team Principal è sempre stato onesto e diretto. Filtrato, anche. Perché i modi di Leclerc non sono ancora, e forse non saranno mai, quelli rudi di certi piloti. Le frizioni non sono mancate, i rimpianti anche. Per Mattia Binotto il problema è quando i rimpianti cominciano ad essere in sequenza, una sequenza tale da annacquare anche i bei ricordi: “Questa è una squadra che ha la mentalità giusta nel prendersi le sue responsabilità e nel fare le sue scelte in modo deciso, anche se delle volte, con il senno del poi, non sono le migliori”, ha detto il numero uno della gestione sportiva della Ferrari. Che ha dichiarato che vorrebbe disputare daccapo Monaco, una gara della lunga lista nera dei tifosi del Cavallino. “Non aver vinto lì partendo dalla prima fila è una cosa quasi incredibile, poi ha iniziato a piovere quando eravamo in griglia ed è successo di tutto; per Silverstone, mi dispiace come sia andata a finire ma credo che la scelta sia stata giusta”, il parere dell’ingegnere reggiano.
Strategia sotto accusa
Per Mattia Binotto il conteggio delle vittorie sarebbe potuto essere 9-3 a favore della “sua” Ferrari, tenendo conto che le rosse hanno sempre maturato problemi quando guidavano la gara, mentre la Red Bull quando era all’inseguimento. “Di rimpianti ce ne sono stati tanti quest’anno, potevamo vincere cinque gare in più”, il conteggio dell’ingegnere. Che poi ha parlato anche del “coraggio e incoscienza” che servono per fare il Team Principal, difendendo nel complesso la strategia del muretto rosso: “È un mestiere complesso e con il senno di poi tutti facciamo meglio rispetto alla “diretta”. Io sono convinto che la nostra squadra è forte anche a livello strategico: spesso si guarda agli errori e non a quello che si azzecca”, citando poi l’esempio dell’Austria, dove fu proprio Ferrari a fare la strategia.
Errori
Dall’altra parte della barricata, casa Red Bull, ci si gode una vacanza meritata e inattesa nelle proporzioni del più ottanta in classifica di Max Verstappen su Leclerc, tra l’altro con Sergio Perez vicino al monegasco. Ma anche a Milton Keynes c’è chi, come Helmut Marko, riconosce che la supremazia in classifica sia frutto degli errori strategici della Ferrari, forse anche per mettere il ditone nella piaga. “Stanno sbagliando praticamente tutto”, il parere del manager austriaco. “A Budapest, per esempio, prima non hanno messo le gomme nella giusta finestra di temperatura e poi hanno anche scelto la strategia sbagliata ai box”. Non molto distante dal pensiero di Marko c’è il padre del campione del mondo, Jos Verstappen: “Alla Ferrari sbagliano sempre la strategia”, ha detto l’ex pilota ai connazionali di “De Telegraaf”: “A volte può succedere, ma se sono così indietro in classifica è a causa di tutti gli errori che hanno commesso”.