Il pagellone del GP d’Azerbaigian
Hamilton 6.5
Vive all’interno di una scatolina che va a trecento all’ora e salta talmente tanto e nervosamente che il celeberrimo “Istituto Australiano del Canguro” ha scelto di studiarla come evoluzione del marsupiale. E quando finisce la somma tortura fisica, prova a scendere dalla macchina e rimane inchiodato con la schiena. E tutta sta punizione divina (non sappiamo cos’abbia fatto) vale un quarto posto ad un sette volte campione del mondo. Ma è lì che comincia il bello. E’ lì che partono i cori vari e assortiti. Il primo la butta sull’anzianità: “Eh, ma a quasi trentasette anni dev’essere dura”. Poi si vira sul maliziosetto: “Sì, però, Russell ancora una volta…”. Quindi il crocerossino: “Povero Lewis”. A quel punto quasi gli viene voglia di farsi altri venti giri sul Super-canguro d’argento.
Red Bull 7
Se nel conto della fortuna (o casualità) mettiamo ovviamente anche sfighe ed errori altrui, io vorrei decisamente vivere la vita come uno Red Bull. C’è quella sensazione, neanche troppo vaga, che se cadessi dal quarto piano, potresti farlo ad occhi chiusi. Atterreresti su dieci materassi impilati e, magari, troveresti anche cento euro per terra. Sgombero il campo: non è che la Red Bull è fortunata. Ma non pare così esageratamente inattaccabile, tutt’altro. E nemmeno che non abbia magagne, incertezze, etc. Peccato che poi, alla fine, vincano loro. E’ un po’ la storia del Real Madrid in Champions. Non sai in quale bizzarro o imperiale modo possa vincere, ma sai che vincerà. C’est la vie.
Ferrari 4
Vedi Red Bull. Al contrario. Ormai c’è il terrore, la sensazione che anche nel miglior momento possa rotolare tutto giù per lo scarico facendo ciao con la manina. Tre gare, tre volte in cui vai in pole, tre volte in cui ti metti avanti, tre volte in cui vincono gli altri su tuo gentile omaggio. Ora il rischio è di rinchiudersi in casa esattamente tipo quello che ha paura che, semplicemente uscendo per prendere una boccata d’aria, possa cadergli una tegola in testa o essere colpito da un fulmine. Il rischio è di fare gli hikikomori e chiudersi nello stanzino come fosse un bunker antiatomico per paura di qualsiasi cosa.
Russell 8
Sempre lui, il capotreno della ferrovia giapponese. Non ha gli occhi a mandorla, ma è il più inflessibile di tutti. Otto gare, otto volte nei primi cinque, podi vari al minimo casino altrui. E’ un condor delle Ande appostato in attesa che arrivi a terra la carcass… cioè l’occasione giusta. Per di più a Baku, che solitamente è un festival del casino allestito senza l’intenzione primaria di fare casino, appunto. E nel paddock tutti sicuramente a guardarlo con quel sorrisino tra il malizioso e l’ebete, quasi a dirgli: “Oh, non è che se là davanti si scannano tu fai lo scherzetto?”, e lui a fare spallucce. “Ma no, io, dai…”, con la timidezza di un ventenne “alla prima cosa seria”. Risposta: sì, il Condor era appostato. Diffidate dalle imitazioni.