Il pagellone del GP del Belgio
Hamilton: 4.5
Era il giorno del grande appuntamento. Segnato sul calendario da qualche settimana, da quando era chiaro che chi sta avanti si sarebbe giocato la penalità. Non è il quarto mistero di Fatima che in un anno disgraziato il primissimo obiettivo di Lewis è piazzare il colpetto che gli permetterebbe di tenere aperta la striscia degli anni in Formula 1 con almeno una vittoria. Sarebbe stato difficile, vista la legnata “sui denti” del secondo e otto decimi incassato da Max in qualifica. Però Lewis ci teneva e nella vita non si sa mai. Aveva rassettato la casa, spolverato ogni mensola, passato lo straccio in terra, pulito il bagno, s’era messo il vestito buono e lui è uno che ci tiene al look. Aveva persino comprato il deodorante d’ambiente che non si sa mai. Musica soft per creare l’atmosfera. Ecco, suonano alla porta. E’ lei, ci siamo. Ca**o, ma cos’è sto fumo? Ho bruciato l’arrosto.
Verstappen e Red Bull: 9
Ciò che è accaduto a Spa-Francorchamps non rientra nella linea mediana di un anno molto più battagliato nelle singole gare di quanto non dica la classifica. Il dominio belga è dedicato a chi va in vacanza e si rilassa, piantandosi sulla sdraio, disconnesso dal mondo perché dopo un anno che sgobbo non ne voglio sapere nemmeno di una telefonata, il mojito ben saldo dentro la mano, butto il cellulare nello scarico, non lo accenderò mai, la paella e il dolce che alla dieta ci penso quando torno, non ci sono per nessuno, i falò in spiaggia e i balli di gruppo imbarazzanti. Sembra che qualcuno che già dominava ne abbia approfittato per mettersi avanti col lavoro. Alla faccia dell’ombrellone e dei piedi a mollo agostani.
Leclerc: 5.5
Premessa doverosa: gli è capitato di tutto. Si sa. Da macchine che si scassano in serie quando sei primo a metà gara a strategie che azzoppano e distruggono gare. Ha incassato a tratti con stile/faccia di bronzo che neanche il miglior Balboa in Unione Sovietica. Ieri è partito di buona lena, aggrappato a Max nella rimonta. Poi una visiera, sì una visiera, strappata dall’olandese gli è finita sui freni e si è incastrata lì, nell’unico punto in cui non doveva finire. Una visiera. E così deve tornare alla casella di partenza, come nel gioco dell’oca. E niente, poi ti passa la voglia di combattere, la concentrazione scende anche un pochino e se, per una volta, hai l’occhio da triglia dei dipendenti dell’Ufficio Sinistri di fantozziana memoria, non possono dirti niente.
Albon: 8
Decimo a Spa. Con una Williams. Guida una Williams e qui risiede gran parte della questione e del voto, che potrebbe apparire sproporzionato per un decimo posto, a maggior ragione perché partiva addirittura sesto. Ma ehi, gente: la Williams è un trattore che va a nafta agricola in confronto a tutte le altre, Haas o Aston Martin che siano. E il buon Albon dimostra di valere qualcosa di più. Ma dopo aver cominciato la carriera con una Red Bull sotto al sedere e aver sostanzialmente fallito, deve espiare. E lo sta facendo dignitosamente bene.
Alpine: 7.5
Vagli a dire che la cosiddetta battaglia per il quarto posto conta nulla. Dopo una vacanza passata a sentirsi dire quanto sono fessi, che se la sono fatta fare sotto al naso dalla McLaren, che il pilota che hanno allevato, accudito s’è (legittimamente) rotto le scatole di stare in panchina e di aspettare che le decisioni vengano calate sulla sua testa. Il quinto posto (con cadeau della Ferrari) di Alonso e il settimo in rimonta di Ocon valgono oro quanto pesano nella corsa personale contro gli arci-rivali di Woking, quella McLaren (voto: 4) ieri naufragata. Sarà una soddisfazione da poco, ma in molti in Francia hanno goduto come ricci. Soddisfazione da poco? Sarà, ma ogni tanto si vive anche per quelle.
Ricciardo: 3
Ieri sarebbe stato superato anche da una vecchietta col deambulatore. Risulta a tutti che faccia ancora il pilota?