Il pagellone del GP di Gran Bretagna
Leclerc: 8
E’ piuttosto evidente che qualcuno o lui stesso debbano essersi inimicati un’autorità superiore che presiede alle corse. Un parente alla lontana, un avo nella Francia rivoluzionaria, lui stesso per aver una volta pestato un piede per sbaglio a una vecchietta. Dev’essere successo qualcosa perché una può andare e vabbè. Due, mandi giù. Tre cominci a guardare il cielo e chiedi. Ma quando cominciano ad essere cinque, sei gare consecutive in cui tu, Charles, non fai nulla, e il mondo cospira ogni volta in un modo bizzarro per distruggerti la domenica, due domande più profonde cominci a fartele. Anche perché passi da primo a quarto per sondabili motivi alieni da te, ma ciononostante continui a lottare strenuamente come posseduto dallo spirito di Ayrton. Non so cosa, fate qualcosa. Un cero, una preghiera. Boh.
Muretto Ferrari: 4.5
Che è la media del 7 complessivo per la gestione della gara, che ha portato comunque una Ferrari alla vittoria, e il 2 per l’affaire-Leclerc. Il monegasco addirittura sembrava attendere indicazioni dal box all’ultima curva, come a dire: “Io aspetto, rallento un attimo, voi dai, sbrigatevi però…” E invece, lì arriva la “diversificazione” delle scelte. Primo e secondo, ma Charles rimane fuori e Carlos – come tutti tutti, ma proprio tutti tutti – viene richiamato dentro, la cosa nettamente più logica. E ora pensate al caldo, afa terribile, quaranta gradi, umidità al massimo. Appena ti muovi, ti appiccichi. Boccheggi. Cerchi l’acqua, ma non sei sicurissimo. Cosa preferisci? A quel punto ti guardi dritto negli occhi col tuo amico che ti sta accanto e scegliete di diversificare. Uno dei due beve un bel bicchiere d’acqua gelida, l’altro un tè rovente. E’ la diversificazione, baby.
Sainz: 8
Non è che non cadrai, cadono tutti. E’ come ti rialzi. E lui impara dall’errore della prima partenza, sverniciato da Verstappen. E alla seconda va giù durissimo e appende il più grande e bullo della compagnia al muro. Ok. Poi, però, in pista sbaglia e Max ripassa. Ma poi l’olandese fora e vedi che il destino, forse, oggi è dalla tua. Allora dal muretto gli dicono più o meno settecentosei volte: “Va che se non tieni il tempo, devi far passare Charles”. Lui col self control come quando sei in ritardo e fuori dal bagno ti fanno sapere che, appunto, devi sbrigarti. E te lo ripetono settecentosei volte. E quando Charles pare poter vincere, scopri che senza farlo sapere a nessuno una cena ad Ocon prima o poi dovrai pagarla. Una roba fatta bene, perché quella Safety Car causata dal francese non ha scritto sopra Aston Martin, ma vittoria.
Mick Schumacher: 7.5
Trenta e passa gare senza lo straccio di un punto per il povero Mick. Incredibile, roba da record. Nemmeno un nono-decimo posto per sbaglio in un nulla professionale grande quanto il Deserto del Gobi. O il Sahara. Una traversata infinita ora terminata. Col brivido finale del duellone ingaggiato addirittura con Verstappen, cioè non propriamente il cliente più socievole, quello che “Prego, si accomodi”. No, Verstappen è il cliente più tignoso del pianeta. Un duello ruota ruota che il Team Principal del buon Mick, Gunther Steiner, guarda sprofondando nello scranno al muretto. Avete presente quando la sedia t’inghiotte? Gli speleologi sono al lavoro per recuperarlo.