Il pagellone del GP di Spagna
Red Bull 8
Un weekend da campioni del mondo. Il fine settimana in cui la Red Bull prende la guida di entrambe le classifiche mondiali piacerebbe a qualche filosofo di epoca classica. Qualcuno che lodasse la vita morigerata, imperturbabile e la temperanza. Perché mentre attorno cannoneggia la battaglia, infuria la tempesta, Horner e soci, dai box, si limitano a dirigere il traffico. Qualche “copy”, ricevuto, qualche altro commento scarno mentre da una cuffia Verstappen impazzisce per l’ala mobile che non si muove (contraddizione in termini, come il sole che non scalda) e dall’altra Perez li accusa di slealtà e persino della fame nel mondo. Ma loro sanno che tutto, alla fine, come per magia, andrà a posto. Nel frattempo, ho trovato la parola: atarassia.
Leclerc 7.5
Sarò brutale: è come uno che cammina per strada, composto, agghindato di tutto punto, in direzione di un appuntamento che non può perdere e non lo sta perdendo, puntualità da ferrovie giapponesi, quando… dall’alto uno stormo di piccioni lo prende di mira. Ci siamo intesi. Fa tutto bene, non può appuntarsi nulla, ma nemmeno una virgola che sia una, peccato che – nel nulla più assoluto di una gara da monarca, lui che è monegasco… – la power unit faccia “ciao Charles” con la manina. La vita, in Spagna, ce l’ha avuta con lui.
Hamilton e Russell 7
Due gare diversissime che confermano quel che si sapeva: non sono i piloti il problema della Mercedes. Ad avercene Toto di gente così in pista. Russell regala spettacolo chiudendo la porta innumerevoli volte non a un Latifi a caso, ma a un Verstappen furente con sete di rimonta. Hamilton fa Hamilton, ma in certi momenti… non è il tuo momento. Prima al via Magnussen lo urta in modo scellerato (voto 3: hai l’occasione con la Haas e la butti così, ma dai!). Poi al traguardo, dopo aver rimontato da gran formichina fino ai piedi del podio, dal box gli sussurrano: “sai che forse i conti con la benzina non erano coooosì precisi….”. Sembravano quasi timorosi mentre lo dicevano ad un sette volte campione del mondo. Li capiamo.
Sainz 5
La pressione del Gran Premio di casa e della Grada Carlos Sainz 55, la tribuna piena zeppa di suoi aficionados? Forse un pochino. Ma ad essere onesti – e lui lo è stato – lo spagnolo e la sua bimba, la F1-75 si guardano un po’ in cagnesco e si vede. Cosa che non avveniva con la fidanzata motoristica precedente, decisamente di altro livello verso il basso. La vita è un paradosso, proprio strana.
Ricciardo 4
Se il box Red Bull percorre la via dell’assenza di emotività, Ricciardo si è avviato decisamente verso l’abulia. Tutt’altra storia. Sulla linea di partenza l’intero paddock mormora: Norris sta male fisicamente, oggi la McLaren la deve salvare il buon Daniel. Accade l’esatto opposto. Il giovane britannico (voto 7) si scatena, l’altro del Commonwealth s’ammoscia. Altro che vecchio leone. E il quinto più pagato del circus non può permettersi una gara così sciatta in un periodo così precario. E siamo stati forse pure buoni.