Il pagellone del GP d’Ungheria
Ocon: 4
Guida come il Ras del quartiere. Avete presente quel film degli anni ottanta con Abatantuono? Ecco, per chi non l’avesse visto, nel film Abatantuono è il capetto di un gruppo di punkettoni: vede tutto, sa tutto, il quartiere è roba sua. Appunto, Esteban interpreta il Gran Premio così, più attento a cosa fa Fernando Alonso che a tutti gli altri. Prova a fare il ras di casa Alpine. Per cui la guerra è solo con Fernando, che prima schiaccia contro il muro, facendo passare Hamilton, che era due caselle dietro sulla griglia. Poi, non contento, mentre è ingaggiato sempre con lo spagnolo, subisce (e fa subire al suo team) un sorpasso doppio, addirittura di Ricciardo. E alla fine, comunque, arriva dietro al compagno di squadra. Il ras.
Muretto Ferrari: 3
Dritti al punto: la scelta di montare le gomme dure a Leclerc, quella decisione che distrugge per l’ennesima volta la gara del monegasco dopo Monaco e Silverstone, non si può comprendere. Ed è uno dei rari casi in cui chiunque – leggasi, chiunque! – ne poteva percepire la dissennatezza già prima che venisse realizzata. Roba da essere davanti al televisore, sessanta milioni di Team Principal e, con lo sguardo perso nel vuoto, dire: “Binotto, non lo stai facendo realmente, vero?” Da primi a quarti nel Principato e in Gran Bretagna. Ieri, ancora “meglio”, da primi a sesti. Si faticherebbe a comprenderla persino se ci immergesse nella cultura hippie degli anni settanta, dominata da ogni tipo di droga allucinogena. Ecco, forse sarebbe stata troppo anche a Woodstock.
Mercedes: 7.5
Capire come stiano riuscendo a raddrizzare una stagione partita in modo così annaspante (è un eufemismo) è roba per gente brava. Doppio podio a Le Castellet, doppio podio ieri. E sequenza di presenza sui gradini di fine gara che tra un po’ arriverà alla doppia cifra. Loro ci sono sempre. In pista e nella stanza dei bottoni, laddove si fa la politica a quattro ruote. il che non guasta affatto, perché è anche lì che si vincono i Gran Premi. Esempio pratico? La Direttiva 039 sul porpoising che danneggerebbe la Mercedes, preannunciata ancora e ancora. Rimandata, ancora e ancora. Doveva arrivare in Francia. Niet. Dicono arriverà in Belgio a fine mese. Sicuri? La verità è una, cari politici italiani che via state arrabattando in vista delle elezioni: ringraziate che Toto non può sedere in Parlamento…
Leclerc: 7
L’evoluzione della sua faccia come simbolo di una giornata. E’ sorridente, concentrato e sereno prima di mettere il casco, quando viene scarrozzato per il pubblico dell’Hungaroring su una Ferrari d’epoca. Poi, in macchina, aspetta il momento. Non ha fretta su Sainz prima, che supera attraverso il pit. E nemmeno su Russell poi, che passa con l’ennesima gemma dopo una gran difesa del giovincello di casa Mercedes. Quando il muretto lo chiama per montare le gomme dure, palesa il suo limite attuale, che gli vale il 7 anziché l’8. Dovrebbe boicottare una scelta folle, e farlo alla Hamilton o alla Verstappen. Ma accetta e nel post gara, davanti ai microfoni, ha la faccia di uno che andrà in vacanza senza salutare e staccherà il telefono per un mese. E, per dimenticare la faccia di Binotto, ci darà dentro di champagne, margarita, negroni…
Verstappen: 8.5
Ormai è pronto per gli Avengers. E’ un eroe coi superpoteri. E’ in uno stato di onnipotenza tecnica, fiducia, tranquillità imbarazzante. Quando gli capita qualcosa e lui non c’entra, s’incazza come una pantera nel team radio, ma è teatro: dal muretto lo sanno, fanno spallucce, bofonchiano un “copy”, ricevuto, e avanti. E interessante l’evoluzione degli ultimi anni. Da selvaggio, tutto sportellate, istinto, risse da peggiore bar di Caracas: un luogo dove non si va per il sottile. A freddo calcolatore, una specie di Schumacher o Hamilton, che valuta la situazione come farebbe uno squalo di Wall Street. Buddha si è impossessato di lui. Chi l’avrebbe mai detto.