Marko (Red Bull): “Che attriti tra Sainz e Verstappen in Toro Rosso!”
Ci sono unioni che proprio non vanno. Non perché magari ci sia neppure un’antipatia latente e nemmeno per chissà qualche sgarbo da parte di uno o di entrambi. A volte, è una questione di obiettivi comuni, di momenti sbagliati. Ed è andata così tra Carlos Sainz e Max Verstappen in Toro Rosso nel 2015, quando gli attuali piloti di Ferrari e Red Bull occuparono i seggiolini delle due monoposto del team di Faenza. Due giovani e interessantissimi prospetti di casa Red Bull che i vari Christian Horner e Helmut Marko desideravano mettere alla prova con una Formula 1.
Prospettiva
Sia per Sainz che per Verstappen, Red Bull significava casa. Significava speranza di arrivare un giorno a guidare una vettura più competitiva della affiliata Toro Rosso. E nel 2015 sia il figlio del grande Carlos che quello del buon Jos sgomitavano per farsi largo. Tempi che ricorda molto bene il Responsabile del Progetto Giovani della Red Bull, l’inaffondabile Helmut Marko. Tempi che rappresentano anche un rimpianto per il manager austriaco, perché l’unione tra i due giovani non funzionò e si dovettero fare delle scelte.
Malasorte
E la scelta che fecero in Red Bull fu quella di lasciar partire Sainz per puntare su Verstappen: “È stata una sfortuna per lui avere Max come compagno di squadra”, ha ammesso Marko a The Red Bulletin. “L’atmosfera tra i due alla Toro Rosso era piuttosto tossica. Con l’assetto che avevamo all’epoca, non riuscivo a vedere un modo per tenerlo con noi, e così è passato alla Renault, alla McLaren e poi alla Ferrari”, il ricordo dell’austriaco. E, in effetti, quel 2015 fu un anno agrodolce per la Toro Rosso, per quanto non ci fossero assilli incredibili sui risultati, vista la “partnership” con la casa madre Red Bull. Il dolce fu il futuro campione del mondo, capace di marcare quasi cinquanta punti in un Mondiale, sfiorando per un paio di volte il podio in Ungheria e negli Stati Uniti.
Figlio di
Fece molta più fatica Sainz, che chiuse con appena diciotto punti e ben sette ritiri, di cui quattro in fila in estate. Un periodo duro per lo spagnolo che, all’epoca, provava ad uscire da un cono d’ombra impegnativo: “Per molto tempo ha vissuto all’ombra del padre, due volte campione del mondo di rally. È stato ingiustamente appesantito dall’immagine di figlio viziato di un pilota da corsa, e ha dovuto lottare costantemente per farsi strada”, l’ammissione di Marko. Che ora vede in Carlos jr un avversario, ma il ricordo è sempre pieno di affetto.