Mercedes nella nebbia
La grande delusione di questo inizio di stagione è la Mercedes. Se il giovane George Russell sta dando segnali importanti e di grande continuità nei risultati, è ben diverso il discorso su Lewis Hamilton. E trattandosi di una prima guida e di uno dei piloti più forti di ogni epoca, non è propriamente un dettaglio. La grande dominatrice degli ultimi anni pare non aver assorbito bene il passaggio alle vetture di concezione diversa di questa stagione.
Nebbia fitta
In un’intervista riportata da gpfans.com, il Team principal Toto Wolff ha provato a fare un po’ di chiarezza. Il manager austriaco ha ribadito che il team è “in difficoltà fin dall’inizio” e sta “viaggiando un po’ nella nebbia”. Parole di grande sincerità da un lato, ma che dall’altro ribadiscono con chiarezza come la soluzione ai tanti problemi non sia vicina e, forse, la concezione stessa della nuova W13 sia difficile da modificare. Insomma, che abbiano sbagliato macchina. Capita, ma fa parecchio rumore se a farlo è il team che, a tratti, ha dominato il questi anni, cannibalizzando certe stagioni, rendendole addirittura una lotta a due intestina. L’annata del mondiale vinto da Rosberg di un incollatura su Hamilton non è poi persa nelle pieghe del paleolitico sportivo.
Macchina difficile
Lo stesso Wolff, però, ha avuto anche parole di speranza, chissà se di circostanza. Sottolineando come ci del potenziale nella macchina, ma ancora il team non riesca a capire come sbloccarlo, e che “probabilmente è molto difficile da guidare al limite entrando e uscendo dalla finestra ideale delle prestazioni”. Una macchina complicata, la W13, che in questo inizio di stagione ha dimostrato come Ferrari e Red Bull viaggino su un altro pianeta e soprattutto non abbiano i devastanti problemi di porpoising, saltellamento, palesati dalla stessa W13.
Dati differenti
Una delle analisi più interessanti del Team principal della Mercedes riguarda la percezione. Cioè che i piloti abbiano sensazioni ben diverse da quelle che mostrano i dati. “Sono occupati oltre il dovuto con una macchina che non è affatto comoda, piacevole o prevedibile da guidare, ma i riscontri non mostrano queste grandi oscillazioni di cui parlano Hamilton e Russell” , ha chiarito Wolff. Una situazione che, tra l’altro, rende oggettivamente ancor più difficile la soluzione dell’enigma. E la cera di Hamilton, il suo umore, di certo non aiuta a diradare la nebbia.