Silverstone, il rebus di Verstappen: “Presto per i calcoli”
Il secondo posto non lo scalfisce. Lui parte sempre per vincere, ma sa che in qualifica non bisogna fare prigionieri. Tradotto, in soldoni: l’importante è non sbagliare, se poi è una pole o semplicemente una prima fila non gli cambia granché nell’ottica del weekend medio. Max Verstappen si appresta a vivere una gara strana. Sarà che Silverstone è casa per la Red Bull, cioè per chi ha la sede, la fabbrica, il vivo dei lavoratori a Milton Keynes, un tiro di schioppo dall’autodromo più famoso di Gran Bretagna. Poco più di dieci miglia, ma il tragitto da “casa” alla pista sarà, come sempre ma stavolta di più, pieno zeppo di pensieri, riflessioni, dubbi.
Mente e conti
Sarà che il mestiere del campione del mondo, dell’ex baby fenomeno capace di guidare prima una Formula 1 che di aver la possibilità di prendere banalmente la patente, è così. Ti obbliga a pensare a cose a cui l’umano medio non arriva nemmeno a concepire alla lontana di striscio. Mente e calcoli, perché c’è un Mondiale che non è la botta e via, ma una corsa a tappe in cui, talvolta, serve accontentarsi. Sempre: non sbagliare. E se in Red Bull gli si comincia a far notare che qualche conto potrebbe non essere malvagio, lui risponde così. “Non ho intenzione di cambiare approccio, se ci sarà un’occasione per attaccare non me la lascerò scappare”, ha detto l’olandese in conferenza stampa. “Ci sono ancora tantissime gare da disputare e per vincere il campionato serve raccogliere sempre tanti punti. Parto sempre per vincere e farò altrettanto anche qui come è accaduto nelle gare precedenti.”
Caccia aperta
Quindi, nessun conto a Silverstone. Non sarà proprio così per Max. Se da un lato è verissimo che mancano ancora troppe gare per cominciare a riflettere di secondi o terzi posti no risk, dall’altro il figlio di Jos non è nella posizione di attacco. O meglio, quella sempre, ma non è più – e da un pezzo – il Max istintivo, tutto sorpassi ed emozioni di inizio carriera. Per vincere un mondiale, come detto, serve soprattutto accumulare pochi zero, commettere meno errori, capitalizzare quando serve. Ma quando sei avanti di quasi cinquanta punti, beh… chi te lo fa fare di rischiare? Ragionamento umano, poi c’è la cattiveria del campione che va a sparigliare ogni ragionamento razionale da tavolino e tastiera. E che se a Silverstone avrà una mezza probabilità di vincere sentirà l’odore del sangue come lo squalo a caccia.
Fischiatori pronti
Un campione sa emozionare, ma anche dividere. Inevitabile. Per Red Bull, Silverstone è casa, vero. Ma Silverstone è il feudo di Lewis Hamilton. E’ dove ha vinto di più, dove tifano per lui, dove la pancia ribolle. E dove le lotte non vengono dimenticate dagli appassionati. “L’unica cosa un po’ deludente è stata che non riuscivo a capire Billy [Monger, l’intervistatore]”, ha detto Verstappen alla domanda sugli ululati di disapprovazione nei suoi confronti. “Ma se vogliono fischiare possono farlo. Per me non cambia nulla. Sono sempre felice di essere qui. È un grande circuito e c’è una grande atmosfera in generale. Forse ad alcuni di loro non piaccio, ma va bene così”. E si sa, a casa del “nemico” il trattamento non è coi guanti. Poco male per Max, ma qui si torna all’inizio. Nell’atmosfera rovente, non dal punto di vista climatico, nel caso si accontenterà, magari tirando fuori la calcolatrice del campione-robot, o proverà a far suonare l’inno olandese dovesse costare persino qualche rischio di troppo? La risposta, impossibile.