Storia della Formula 1
La storia della Formula 1 è convenzionalmente iniziata nel 1950, nel glorioso circuito di Silverstone, in Gran Bretagna. È qui, infatti, che venne disputata la prima gara di Formula 1 in una versione della competizione che è solo una lontana parente di quella che oggi possiamo annoverare.
Ma è davvero così relativamente recente la nascita di uno dei campionati motoristici più seguiti e apprezzati al mondo?
Come ogni bella storia che si rispetti, le cose sono un po’ diverse, e molto più turbolente. E, per poterle svelare con la giusta consapevolezza, bisogna fare un ulteriore salto indietro nel tempo…
Le origini della Formula 1: i primi motori si scaldano
Come abbiamo in parte già anticipato, sebbene la prima gara ufficiale di Formula 1 risalga al 1950, in realtà le origini di quella che è la competizione più celebre di automobili a livello mondiale devono essere riportate indietro nel tempo, alla fine dell’Ottocento, in Francia.
Nel 1887 uno dei più noti quotidiani dell’epoca, Le Vélocipède, scelse infatti di organizzare una corsa automobilistica da Neuilly a Versailles. Se te lo stai domandando, l’iniziativa fu un fallimento: a partecipare fu infatti una sola vettura, decretando così il flop di quella che avrebbe dovuto essere una sorta di riedizione della prima corsa ciclistica al mondo, la Parigi – Rouen, che invece nel 1869 ebbe migliore sorte. Per la cronaca, anche lo stesso quotidiano ebbe vita breve. Dopo le difficoltà della guerra franco-prussiana, e dopo un tentativo di rilancio, nel 1901 cessò definitivamente la pubblicazione.
Tornando alla nostra storia, anche se il primo tentativo di organizzare una corsa automobilistica (pardon, di carrozze senza cavalli – come fu promossa all’epoca) non fu certo un successo, la curiosità per questo esperimento alimentò una discreta attenzione. E così qualche anno dopo fu organizzata un’altra corsa da parte di una serie di organizzatori privati che poco dopo formarono l’Automobile Club de France (ACF): per evitare un nuovo fallimento e per poter attirare maggiori concorrenti, questa volta si scelse di destinare al vincitore un premio in denaro ed effettivamente la gara, così strutturata, ebbene modo di attirare più partecipanti (21) e interessati, dimostrando che sarebbe stato possibile sfruttare il potenziale delle gare motoristiche.
Renault e l’incidente del 1903
Come premesso, la storia della Formula 1 è tutto fuorché priva di ostacoli. E così anche quella positiva premessa di fine Ottocento finì con lo scontrarsi con la triste realtà: le gare automobilistiche dell’epoca erano pur attraenti e interessanti, ma anche straordinariamente pericolose.
Fu proprio una delle gare finite peggio che pose un temporaneo stop alle attività dell’ACF. E, per poter comprendere che cosa accadde, dobbiamo introdurre nella nostra storia il personaggio di Marcel Renault, che insieme ai fratelli Louis e Fernand fu il fondatore della casa automobilistica omonima.
Marcel Renault divenne ben presto uno dei nomi più celebri dell’alta velocità europea. Figlio di ricchi mercanti, nel 1899 fondò la Sociétès Renault Frères, partecipando come pilota a molte auto che costruì da solo, insieme ai fratelli. In una di queste gare perse però la vita: a soli 31 anni finì infatti coinvolto con quella che passò alla storia come la “corsa della morte”, la Parigi – Madrid. Con lui morirono anche altre sei persone tra piloti e spettatori, mentre altre 15 persone furono ferite in modo più o meno gravi.
L’incidente pose temporaneamente fine alle gare automobilistiche da città a città.
I primi Gran Premi
Nonostante il grave lutto e lo stop alle gare automobilistiche, l’interesse per le corse motoristiche non fu mai sopito. E così diverse associazioni finirono con il lavorare, in maniera più o meno convinta, all’organizzazione di qualcosa di ancora più grande e strutturato.
È il caso dell’Associazione Internazionale Automobile Club Riconosciuti (AIACR), che si evolse poi nella Federazione Internazionale dell’Automobile (FIA), che contribuì a stabilire alcune regole omogenee per le competizioni internazionali. Solamente nel 1946 si assistette però al varo della prima categoria di vetture monoposto da competizione, la Formula A, divenuta Formula 1 nel 1948.
Perché la Formula 1 si chiama… Formula?
Prima di procedere oltre, vogliamo aprire una piccola parentesi per poter condividere per quale motivo la Formula 1 si chiama così.
Ebbene, non ci sono particolari misteri: il riferimento al termine Formula è fatto risalire all’evidenza che la FIA realizzò – appunto – una “formula”, ovvero una serie di regole che da allora furono definite e applicate nei confronti di tutte le gare internazionali, e che periodicamente vennero aggiornate.
La formula è dunque l’insieme delle indicazioni che ogni scuderia deve rispettare per poter partecipare validamente a ogni gara automobilistica. Lo sapevi?
Gli anni ’50 e gli anni ‘60
Riprendendo il filo della nostra cronostoria, si arriva finalmente ai gloriosi anni ’50 e alle prime competizioni internazionali. La prima gara si disputò in Gran Bretagna, dando il via a un campionato che è cugino di quelli odierni. All’epoca venivano peraltro premiati solo i piloti (i costruttori ricevettero un premio solo dal 1958), la cui classifica finale era stilata sulla base della somma dei risultati ottenuti nelle sette gare previste: oltre al Gran Premio di Gran Bretagna, anche quello in Svizzera, Monaco, Belgio, Francia, Italia e Indianapolis.
Peraltro, si tenga conto come l’introduzione della 500 miglia di Indianapolis fu vana: gli organizzatori puntavano infatti a portare la Formula 1 anche negli Stati Uniti, ma il successo di questo esperimento fu molto basso e, dunque, la partecipazione di Indianapolis venne confinata al solo primo anno.
Gli anni ’70 e gli anni ‘80
Dopo i primi due decenni, la Formula 1 riuscì finalmente a conseguire il primo salto di qualità in termini innovativi e di sicurezza.
Per quanto concerne i primi, ci si può certamente riferire alle innovazioni tecnologiche compiute dalla Lotus, che varò dei nuovi modelli che fecero evolvere di almeno una generazione le vetture che partecipavano ai campionati. Per quanto concerne la seconda, importante fu l’introduzione di una serie di nuovi dispositivi che tutelavano meglio i piloti, come le tute ignifughe, le cinture di sicurezza, il casco integrale. Accessori che divennero uno standard dagli anni ’70 in poi, ma che fino a quel momento non erano in dotazione ai piloti, con ciò che ne poteva derivare.
Negli anni ’80 ci fu poi un ulteriore importante sviluppo grazie ai motori turbo che furono introdotti dalla Renault. Le prestazioni delle vetture crebbero talmente tanto che si rese necessario intervenire con nuovi regolamenti.
Gli anni ’90 e gli anni 2000
Si arriva così agli anni ’90 della Formula 1, che hanno rappresentato il biglietto da visita per l’elettronica: dal cambio semiautomatico al controllo della trazione, le vetture diventarono sempre più performanti e… care. Gli investimenti nelle vetture di nuova generazione raggiunsero dei livelli così elevati da portare fuori dalla competizione alcuni costruttori privati a favore delle maggiori case automobilistiche.
Infine, si giunge agli anni 2000. Il nuovo Millennio ha permesso alle vetture di diventare ancora più potenti, e i cambiamenti subirono ulteriori regole per stare al passo con le nuove opportunità in capo alle case automobilistiche. Dal V10 al V6 turbo-ibrido, passando per il V8, l’innovazione tecnologica mutò motori e disciplina di gara. Una cosa, però, non sembra essere cambiata: la straordinaria passione che da quasi un secolo e mezzo circonda il mondo delle gare automobilistiche.