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Tra Ungheria e porpoising, i dubbi amletici di Marko e Wolff

Christian Horner, Helmut Marko and Max Verstappen of Red Bull Racing after the second practice ahead of the Formula 1 Hungarian Grand Prix at Hungaroring in Budapest, Hungary on July 29, 2022. (Photo by Jakub Porzycki/NurPhoto via Getty Images)

Si torna sempre al presente, ma l’occhio è ben indirizzato sul futuro. L’Ungheria è l’ultima preoccupazione dei team del mondiale di Formula 1. L’ansia del momento presente, di migliorare, correggere o continuare su una strada vincente. Soprattutto quando si è lì, incastonati tra le libere e la qualifica, primo momento di non ritorno di un weekend. Come dire: ora è rimediabile, da oggi pomeriggio un po’ meno. L’attenzione, però, è sempre e contemporaneamente anche sul futuro perché la competizione più importante del mondo a quattro ruote è fatta così: se non ci pensi, al futuro, sei indietro già da ora. Simboli questo modo di pensare, sospeso tra Ungheria e futuro, ci sono Helmut Marko e Toto Wolff.

Molto da fare

La prima attenzione di tutti è al presente, il Gran Premio d’Ungheria. E in casa Red Bull c’è da correggere eccome dopo il venerdì. Non che non sia mai capitato, è accaduto spesso che sul giro secco ci fosse da rimediare in questa stagione sulla Ferrari e il team di Milton Keynes ha quasi sempre risposto presente. Poche pole, ma la sensazione netta e palese che le RB18 accorciassero dopo i classici patimenti iniziali. Ma la novità dell’Hungaroring è il passo gara del venerdì, appunto. Che è parso molto difficoltoso rispetto a quello delle F1-75. E non si nasconde, da furbacchione onesto qual è, Helmut Marko: “I cambiamenti che abbiamo fatto dalle PL1 alle PL2 non sono stati per nulla produttivi, dobbiamo vedere se riusciamo a trovare un compromesso migliore”, ha detto il responsabile del progetto giovani di Red Bull a Sky Germany. “La superiorità Ferrari fa paura. Soprattutto con le gomme medie. Sarà molto difficile e non puoi contare su qualcosa che non va [alla Ferrari]”, il parere.

A proposito di furbacchioni

Come detto, poi ci sono contemporaneamente anche le preoccupazioni per il futuro. L’occhio al domani, fondamentale nello sport mai statico per definizione. Le ansie inevitabili di Toto Wolff e della Mercedes, soprattutto su un progetto, quello della W13, nato male e poi parzialmente corretto. Ma quel saltellamento frenetico ha fatto discutere e non è ancora risolto. Il problema qui è che nel futuro di Wolff e delle frecce d’argento c’è la Direttiva 039, quella che “misurerà” il porpoising a partire dal Gran Premio del Belgio a Spa a fine agosto. E l’accusa di tutti è che Wolff si sia mossa benissimo politicamente (come sa fare magnificamente) per risolvere una magagna che sostanzialmente è quasi solo sua. Volgendola in un guadagno.    

Lotteria

La replica del Team Principal della Mercedes è soprattutto alle accuse di Ferrari e Red Bull: “La gente non capisce due cose: primo c’è un problema di saltellamenti che i medici dei team dicono essere rischioso per i piloti. La maggioranza di loro sostiene che il problema esiste”, ha detto Wolff a La Gazzetta dello Sport. “Secondo: la FIA ha proposto come soluzione quella di sollevare le vetture da terra. Ma io non so dire se questo sarà un beneficio per noi. È una lotteria e io non so se ho in tasca il biglietto vincente”, la sottolineatura del manager austriaco.

Rispetto

Poi, nell’eterno e incerto futuro di Wolff e della Mercedes, c’è il rispetto del budget cap, che per quanto sia stato leggermente aumentato per tenere conto dell’inflazione galoppante, è un cruccio di molti. Quasi tutti. Ma l’assedio verbale è nella domanda del suo omologo in Ferrari, Mattia Binotto, che s’è chiesto in maniera pungente e sibillina come a Brackley riusciranno a rispettare i limiti imposti e stringenti: “Abbiamo cominciato a spendere soldi solo quando si è deciso di ridurre i saltellamenti, abbiamo speso poco, spalmando gli investimenti lungo la stagione senza introdurre pacchetti corposi”, la spiegazione di Wolff alla Gazzetta. “Rispetteremo il budget cap, abbiamo ingegneri finanziari che monitorano ogni penny che spendiamo, nessuna deroga”.