Ungheria, Binotto: “Frustrato”. Ma Wolff lo difende
Il finale del Gran Premio d’Ungheria va ad arricchire la galleria di errori di lettura della gara della Ferrari e occasioni non concretizzate. Entra di diritto nel novero delle situazioni sprecate tra problemi di affidabilità, strategie sbagliate e quant’altro. E a Maranello sicuramente non farà dormire sonni tranquilli in queste vacanze agostane, almeno fino al rientro in pista a Spa a fine mese. Anche perché l’incomprensibile strategia di montare le gomme dure che è costata la gara a Charles Leclerc è uno di quegli episodi che diventano inevitabilmente centrali in un Mondiale, soprattutto con Max Verstappen volato a ottanta punti di vantaggio nella classifica iridata.
Frustrazione
La combinazione più dolorosa per la Ferrari è quella che ha visto prima Leclerc commettere un rarissimo erroraccio in Francia e poi, come detto, il muretto rosso sbagliare completamente strategia in Ungheria. Ma negli occhi di tutti rimangono le tante opportunità vanificate non dai piloti, bensì da episodi esterni. E non è un mistero che il commento medio del tifoso Ferrari su internet e nei bar vada nella direzione del “piloti e macchina super, ma muretto non all’altezza”. Analisi dell’orbe terracqueo note al Team Principal, Mattia Binotto: “Senza dubbio sono frustrato, anche se forse non lo mostro troppo, ma vi assicuro che sono frustrato perché so bene quale sia il potenziale della macchina”, ha detto l’ingegnere reggiano a Channel4, intervistato da David Coulthard.“Forse in Ungheria è stata l’unica volta in questa prima parte della stagione che la macchina non ha avuto un passo grandioso”, ha rincarato Binotto, tornando su uno dei grandi temi del post-gara.
Gerarchia dell’errore
Già, perché nei commenti a caldo del post-gara è saltato all’occhio degli addetti e lavori e non solo come Binotto abbia posto l’accento quasi unicamente sul passo della macchina, piuttosto che sull’erroraccio da matita blu della scelta delle gomme dure. A distanza di qualche giorno dalla gara dell’Hungaroring, però, l’analisi non si è modificata per quello che riguarda la gerarchia degli sbagli: “Noi vinciamo e perdiamo tutti insieme, analizzeremo cosa non ha funzionato. Ci focalizzeremo prima sulle prestazioni avute dalla macchina, poi sul perché le gomme non hanno funzionato ed infine sulla strategia”, il pensiero del numero uno della gestione sportiva della Ferrari. E il punto che colpisce è proprio questo: la strategia viene derubricata, si fa per dire, dopo le prestazioni della macchina.
Lepre
Solidarietà a Mattia Binotto arriva dal suo omologo della Mercedes, Toto Wolff, che pure ha ammesso con riluttanza che la strategia del box della Ferrari era probabilmente quella sbagliata. E che non ne conosce le ragioni, ma che è costata la vittoria al Cavallino. “Colpire una persona non è mai giusto”, ha detto Wolff ai media. “La Ferrari era veloce, ma non riusciva proprio a concretizzarla”. Il punto di vista del manager austriaco di Brackley si arricchisce anche di un’altra chiave di lettura: prendere decisioni quando si è davanti è molto più difficile. “Devi prendere decisioni che potrebbero potenzialmente costarti durante la gara e sei sotto i riflettori”, ha aggiunto Wolff. “Se guardi alle decisioni della Red Bull, quando Verstappen era in gara ad inseguire, probabilmente non le avrebbero prese se ci fosse stato Leclerc ad inseguirli.”