Carlo Conti per Sanremo ha scelto lei: lo accompagnerà al teatro Ariston sera dopo sera, sempre al suo fianco
La RAI e il ritorno al futuro del Festival di Sanremo. Sarà di nuovo Carlo Conti a presentarlo: al teatro Ariston lo accompagnerà lei.
Quattro anni di conduzione nonché direzione artistica, con tanto di storica edizione senza pubblico causa lockdown per la pandemia da Coronavirus, non saranno facili da dimenticare. E per Carlo Conti sarà dura il paragone con Amadeus. Per tutta una serie di motivazioni.
Amadeus ha riportato il Festival di Sanremo lassù, andando oltre e inglobando anche la Gen Z. sempre restia prima del suo avvento a ciò che veniva considerato il Festival dei Boomer. Ma Carlo Conti sa come si conduce un Festival con numeri rilevanti.
Il suo triennio 2015-2017 fu davvero pazzesco. Al debutto, seppe portare grossi nomi sul palco, merito suo se Annalisa ha debuttato in sul palco dell’Ariston. L’anno dopo allargò i suoi orizzonti con tanti cantanti di generi differenti: da Fiorella Mannoia a Elisa, passando per Francesca Michielin e Benji & Fede.
Il suo non c’è due senza tre verrà ricordato per una delle canzoni più iconiche della storia del Festival, tra l’altro una vincitrice all’unanimità, non come nell’ultima finita tra le polemiche per un regolamento un po’ bislacco che andava a premiare i giornalisti più o meno credibili a scapito del pubblico pagante: Occidentali’s Karma di Francesco Gabbani mise d’accordo tutti.
Le rivendicazioni
“Non devo dimostrare niente a nessuno”. Ha alzato subito la voce Carlo Conti, iniziando proprio quel ritorno al futuro con una punzecchiata al suo predecessore, nella sua prima intervista ufficiale: “Il processo di svecchiamento della kermesse? Molti dicono che l’ho iniziato io”.
Carlo Conti sa il fatto suo: tanti anni di onorata carriera come presentatore, una passione diventata lavoro. L’altra è restata tale, ma quella per le auto fa rima con devozione. La sua carriera al volante è partita con un’auto che non ti aspetti.
Fiat… voluntas tua
Una fiammante Fiat 127, uno dei simbolo dell’Italia anni ’70, votata alla libertà e alla indipendenza, che non poteva passare inosservata vista che era di colore arancione. Nella sua vita anche i SUV, auto moderne e di classe. Perfino la Smart per viaggiare in città.
Ma l’auto a cui è più legato è la mitica Fiat 500, una macchina senza tempo utilizzata per il matrimonio con Francesca Vaccaro. Non una Fiat 500 qualsiasi, comunque già iconica di per sé, ma una di almeno quaranta anni fa, quella con un motore bicilindrico da 500 di cilindrata, 13,5 cavalli per una velocità massima di 85 km/h. Molto meno di uno scooter. Al Festival dovrà cambiare passo perché Amadeus è andato sin da subito a marce elevate. Ma in fondo dice il saggio: chi va piano va sano e va lontano.