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ORA CI PAGANO PER DORMIRE | Non è uno scherzo dalle 14 alle 17 NON SI LAVORA, lo Stato ha messo nero su bianco

Uomo che dorme - foto pexels - targetmotori.com

Uomo che dorme - foto pexels - targetmotori.com

Finalmente dormire sarà riconosciuto come modo di lavoro produttivo. Non perdere l’occasione, vale davvero tanto coglierla al volo.

Affinché si possa affrontare una giornata nel miglior modo possibile, gli esperti consigliano di dormire dalle sei alle otto ore a notte.

Sappiamo bene che, quando il giorno dopo dobbiamo alzarci presto per andare al lavoro, è fondamentale impostare la sveglia in anticipo e cercare di addormentarsi a un orario adeguato.

Tuttavia, questo non sempre accade, specialmente se la sera prima c’è la partita della nostra squadra del cuore, una cena con amici o parenti, o una sfida a calcetto tra scapoli e ammogliati.

In sostanza, ognuno deve organizzarsi in base alle proprie esigenze per assicurarsi un riposo sufficiente.

Le ore perse di notte non si recuperano mai

Se si dorme solo due o tre ore a notte in modo non continuativo, la conseguenza sarà una minore lucidità e vigilanza durante il giorno. Ma quanti riescono a recuperare qualche ora di sonno durante la giornata? La risposta è quasi scontata.

Chi lavora con turni spezzati, come i dipendenti di supermercati, negozi o centri commerciali, spesso ha difficoltà a ritagliarsi momenti di riposo. Per loro, il sonno perso di notte difficilmente può essere recuperato di giorno, rendendo essenziale dormire un numero sufficiente di ore la notte successiva. Ma se ci fosse la possibilità di essere pagati per dormire?

Donna che fa una siesta post lavoro - foto pexels - targetmotori.com
Donna che fa una siesta post lavoro – foto pexels – targetmotori.com

Pagati per dormire, non è uno scherzo ma una solida realtà

No, non è una fake news o una notizia inventata, ma una realtà ben nota nella vicina Spagna. In alcune zone della nazione, infatti, è ancora prevista la famosa “siesta” dalle 14 alle 17, consentendo ai lavoratori di riposare durante il pomeriggio. Anche se questa tradizione non è più diffusa in tutta la Spagna come un tempo, in alcune aree resiste ancora. Ricordiamo, ad esempio, che dieci anni fa, il sindaco di Ador, cittadina a sud di Valencia, la rese obbligatoria. Ciò anche per far fronte alle temperature roventi della bella stagione.

Chissà, magari un giorno questa abitudine potrebbe ispirare anche l’Italia, permettendo di recuperare qualche ora di sonno e migliorare il benessere generale. Considerando i cambiamenti climatici degli ultimi tempi, non sarebbe proprio da escludere farci un pensierino. Dopotutto, anche in questo caso, la speranza è l’ultima a morire!